Jazz

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ANAT FORT TRIO -  And If

Ci sono dischi, come il secondo per Ecm, dopo “A Long Story” del 2004, della pianista israeliana Anat Fort, che istigano a immaginare le condizioni ideali di ascolto: una vetusta dimora in campagna, meglio se nella brughiera inglese, una poltrona davanti al camino, un buon bicchiere di whisky torbato. Poi si torna rapidamente alla vita di tutti i giorni e il disco perde un po’ del suo fascino, fatto di un pianismo cerebral-romantico, a tratti languido, sempre in bilico tra evocazione e sottofondo di gran classe. Gary Wang al contrabbasso e Roland Schneider alla batteria completano un affiatato trio, che però, a conti fatti, non riesce a emozionare intensamente o conquistare totalmente. A meno che la vostra dimora di campagna non vi aspetti da qualche parte ovviamente. (Danilo Di Termini)

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La recente produzione di Bill Frisell, da "Have a little faith" fino a "Disfarmer" e' stata marcata da una costante rilettura della tradizione popolare americana. In questo primo album per la rinata Savoy invece, il jazz e il pop tornano prepotentemente alla ribalta. Non e' solo una questione di titoli ("Goin' Out Of My Head" di Litlle Anthony & the Imperials, "Benny's Bugle" di Benny Goodman e lo standard "Tea For Two"), quanto di svolgimento. Il rodato trio con Eyvind Kang alla viola (complementare alla chitarra di Frisell) e Rudy Royston alla batteria, anche nei brani piu' bluegrass ("Keep On The Sunny Side") o piu' dichiaratamente rock (l'omaggio a Vic Chesnutt, per il quale aveva suonato in "Ghetto bells", di "Better Than A Machine") e' una sfavillante macchina da swing contemporaneo. (Danilo Di Termini)

 

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CHET BAKER & BILL EVANS - The Complete Legendary Sessions

La riedizione di dischi i cui diritti sono scaduti al termine dei fatidici cinquant’anni, facilita la (ri)scoperta di veri e propri capolavori. Per differenziarli dagli originali, i curatori scelgono i brani con criteri cronologici - raccogliendo i brani per sessioni che, spesso, all’epoca non coincidevano con quanto pubblicato in un singolo lp - o riunendo la totalità delle incisioni di due musicisti. È il caso di questo “Complete” dedicato a Chet Baker e Bill Evans, summa di “Chet” - inciso tra il dicembre 1958 e il gennaio 1959 - e "Chet Baker Plays The Best Of Lerner and Loewe" - del luglio dello stesso anno. In realtà mancano tre brani da “Chet Baker introduces Johnny Pace”, mentre inspiegabilmente è stata aggiunta la bonus track “Almost Like Being In Love” dove al piano c’è Bob Corwin. Questo non solo per noiosa pedanteria, ma per segnalare che queste pubblicazioni in genere si rivolgono non tanto all’appassionato, che probabilmente ha già questi titoli e in caso contrario non potrebbe essere soddisfatto di scelte arbitrarie e lacune, ma ad un ipotetico nuovo pubblico su cui far presa con i nomi in cartellone.

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JOHN ZORN - The Goddess - Music For The Ancient Of Days

Temiamo che per tener fede al suo proclama apparso sul sito della Tzadik - un cd al mese per tutto il 2010 - Zorn abbia sopravvalutato la sua pur eccezionale vena compositiva e progettuale. Dopo il deludente “In Search of the Miraculous” ancora un disco per una propaggine dell’Alhambra ensemble (qui rappresentato da Rob Burger e Ben Perowsky), sempre con Carol Emanuel all’arpa e Kenny Wollesen al vibrafono e le ‘new entry’ Trevor Dunn al basso e Marc Ribot alla chitarra. Le progressioni ipnotiche dei brani a volte colgono nel segno ("Ishtar" e "White magic"), grazie soprattutto alla forza propulsiva ed eclettica dei nuovi arrivati; spesso risultano stucchevoli e ripetitive, irrisolte nelle stesse spire che hanno contribuito a creare. Come sempre ultimamente nessuna traccia del sax di Zorn. Peccato. (Danilo Di Termini)

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JOHN ZORN - Dictée/Liber Novus

Bisogna avvicinarsi alla musica di questo disco (due composizioni dedicate all’artista concettuale Theresa Hak-Kyung Cha la prima e al “Libro rosso” di Carl Jung - reso pubblico nel 2009 - la seconda) con la mente completamente libera da pre-concetti e, forse, anche aspettative. Circondato da un gruppo di fidati collaboratori (Sylvie Courvoisier al piano, Okkyung Lee al violoncello, John Medeski all’organo, Ned Rothenberg ai fiati, David Slusser agli effetti sonori, Kenny Wollesen al vibrafono e percussioni) Zorn si limita a manipolare sonorità (oltre che a narrare le parti in tedesco dell’opera, lasciando agli altri quelle in francese e coreano) dirigendo l’ensemble tra momenti di sereno lirismo poetico e furiose, apparentemente caotiche, improvvisazioni. Ovviamente per adepti e sperimentatori. (Danilo Di Termini)

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MASADA STRING TRIO - Haborym. The Book Of Angels Vol.16
Iniziata nel 2004 con un disco del Jamie Saft Trio la serie delle composizioni di John Zorn ispirate al Secondo Libro di Masada, il Libro degli Angeli, interpretate dagli artisti più disparati, giunge al sedicesimo capitolo. Nuovamente protagonista (dopo il sublime secondo volume, "Azazel") il Masada string trio e cioè Greg Cohen (contrabbasso), Mark Feldman (violino) ed Erik Friedlander (violoncello), un'altra delle formazioni che ruotano intorno a quel vero e proprio collettivo musicale (un fiume inarrestabile di dischi e progetti) che è diventata ormai la Tzadik. La tradizione klezmer ("Turel") si fonde con l'improvvisazione più radicale ("Gamrial") in un vorticoso, virtuosistico e poetico afflato musical-contemporaneo. Bello, bellissimo. (Danilo Di Termini)

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