PINK-FLOYD-Dark-Side-of-the-Moon-2023-1-786x472Un'iniziativa speciale per i fan: 50 negozi delle principali città italiane aperti la sera prima dell'uscita per la vendita dell'album da mezzanotte. In regalo un gadget esclusivo

Uno dei più iconici ed influenti album di sempre, 'The Dark Side Of The Moon' dei Pink Floyd continua a raccogliere nuovi ascoltatori in tutto il mondo. L'album venne concepito in parte durante le performance live e la band ne eseguì una prima versione in anteprima al London Rainbow Theatre prima che iniziasse la registrazione. 'The Dark Side Of The Moon' è l'ottavo album in studio dei Pink Floyd, originariamente pubblicato negli Stati Uniti il 1° marzo e poi nel Regno Unito il 16 marzo 1973. Il nuovo materiale fu registrato tra il 1972 e il 1973 agli EMI Studios (ora Abbey Road Studios) a Londra. La copertina iconica, che rappresenta lo spettro di un prisma, venne progettata da Storm Thorgerson dello studio Hipgnosis e disegnata da George Hardie. 'The Dark Side Of The Moon' ha venduto più di 50 milioni di copie in tutto il mondo.

Il nuovo cofanetto deluxe include CD e vinile gatefold con la nuova rimasterizzazione 2023 dell'album in studio e audio Blu-Ray + DVD con l'originale mix 5.1 e le versioni stereo rimasterizzate. Il cofanetto include inoltre un Blu-Ray con mix Atmos più CD e LP di 'The Dark Side Of The Moon - Live At Wembley Empire Pool, London, 1974'.

Contemporaneamente, il 24 marzo, 'The Dark Side Of The Moon - Live At Wembley Empire Pool, London, 1974' sarà disponibile separatamente su CD e per la prima volta su vinile. Venne in origine registrato nel novembre 1974 come parte del tour invernale della band ed è la prima volta che sarà disponibile come album separato, con artwork originale del 1973 disegnato da George Hardie.

IL COFANETTO INCLUDE:

Puntata numero 134 di Jazz Tracks.

jt134

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Alasdair Roberts -  Grief In The Kitchen, Mirth In THe Hall

Il nome di Alasdair Roberts è ormai consolidato nell’ambito del nuovo folk revival; d'altronde il quarantasettenne scozzese rumina in quel campo da più di vent’anni. Figlio d’arte, Roberts ha cominciato con gli Appendix Out (tre dischi del tutto godibili anche se ovviamente acerbi), quindi ha iniziato una fruttuosa carriera solista. Non solo ha affrontato materiali tradizionali, ma ha spesso composto brani originali nello stesso stile, collaborando con artisti molto diversi. Ricordo solo l’amicizia con Bonnie Prince Billy e Jason Molina, con i Trembling Bells e le deviazioni dal sentiero tracciato con i norvegesi Volvur o i francesi Tartine De Clous. Dotato di una caratteristica voce, cui magari bisogna  fare la tara, Roberts si presenta in questo nuovo episodio in perfetta solitudine, riservando l’intero disco a brani tradizionali, come successe nell’esordio solista, The Crook Of My Arm (2001). L’accompagnamento alla chitarra è particolarmente efficace  e dimostra la padronanza della tecnica, tuttavia in una manciata di brani troviamo i tasti del pianoforte a sostituirla. Una piacevole, inconsueta variazione che dà equilibrio e respiro all’intera opera. Le dodici canzoni provengono in gran parte dalla terra natìa, con qualche contributo dalla vicina Irlanda e uno dalla più remota Prince Edward, un’isola al largo del Canada. Gli argomenti sono disparati, ma consueti all’interno del canone: amore (e non amore), avvenimenti soprannaturali, mucche scomparse e tragedie a volontà… Per gli appassionati, una prova che conferma il talento di Roberts, ormai alla pari di grandi nomi come Martin Carthy o Andy Irvine, per nominarne solo due. (Fausto Meirana)

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La riedizione definitiva del classico album di debutto dei Barracudas, "Drop Out With The Barracudas", compilato dall'autore e chitarrista Robin Wills. 75 brani su 3CD. Include 21 registrazioni inedite provenienti dall'archivio personale di Robin. Con l'uscita di "Drop Out..." per l'etichetta Zonophone della EMI nel 1981, i Barracudas si allontanano dalla musica surf e l'album viene diviso in un Up Side e un Down Side, con quest'ultimo che trasmette un'atmosfera più cupa ed esplora l'influenza del rock e della psichedelia della West Coast degli anni Sessanta. Tra le tracce bonus ci sono demo, registrazioni dal vivo e prove dal 1977 al 1981. 

In vendita su sumup

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FESTIVAL DI SANREMO - QUARTA SERATA

Siamo giunti alla temutissima serata delle cover, che è stata comunque meno lunga del previsto (1:45 la chiusura ufficiale). Contrariamente alle aspettative con tutta 'sta buriana di ospiti siamo riusciti a evitare ulteriori presenze moleste.
Prima di iniziare la fredda cronaca della serata permettetemi un piccolo sfogo personale: che senso ha di preciso la serata delle cover? Che senso ha fare medley dei propri successi e gareggiare con gente che fa pezzi altrui? La sensazione è che il pubblico in sala (e a casa, forse) si diverta perché c'è più casino, più gente di cui (s)parlare, più rumore di fondo. OK. E la musica? E' possibile vedere gente che sembra ubriaca al karaoke sotto casa nella manifestazione che dovrebbe rappresentare il non plus ultra della canzone italiana? Era MOLTO meglio quando il cantante in gara duettava sulla canzone in gara. Ma lo spettacolo deve continuare, come si suol dire. E allora continuiamo anche noi.
La conduzione: più asciutta del solito (grazie all'assenza del mefitico Fiorello, che comunque ci fa perdere un quarto d'ora buono a serata con collegamenti in esterna dove va a braccio con risultati di grande comicità). Ad assistere i sempiterni Amadeus e Morandi c'è Chiara Francini, che mi è molto simpatica e quindi me ne sto.
Ospiti: a parte i duettanti abbiamo La Rappresentante di Lista in esterna (e in playback), il cast di Mare Fuori che sponsorizza l'omonima serie TV e dalla nave dei rapper Takagi e Ketra che mettono una chiavetta con un medley dei loro successi. Taccio per evitare turpiloquio l'intervento degli Autogol, un trio che sta alla comicità come una ruspa sta alla danza classica. Premio alla carriera a Peppino Di Capri, vecchissimo e molto somigliante a una versione impagliata di Dave Brubeck.
Intro:
(A inizio serata arriva Morandi vestito da maratoneta. Che questa gag nasconda un sottile omaggio a Maurizio il Maratoneta, noto protagonista delle cronache di Disco Club?
Questo sospetto diventa certezza quando scopriamo che la prima canzone in gara è 'Centro di gravità permanente' di Battiato, proprio uno dei suoi cavalli di battaglia!)
La gara:
ARIETE e SANGIOVANNI: cantano 'Centro di Gravità Permanente' di Battiato facendo gara a chi stona di più (vince Sangiovanni). Il berrettino di Ariete stavolta non ha funzionato...
WILL e MICHELE ZARRILLO: cantano 'Cinque giorni' di Zarrillo (straordinariamente somigliante a Peppino di Capri con qualche anno di meno). Karaoke mode: on
ELODIE e BIG MAMA: fanno 'American Woman' dei Guess Who (vabbè, facciamo di Lenny Kravitz). Elodie arriva vestita con pelliccia e occhiale tipo blaxploitation, Big Mama invece è una che sembra Daffyd di Little Britain. Sbraggiano un po' a caso e alla fine Elodie rube pure una borsetta dal pubblico, stile Pelù. Nessuna delle due è americana, tra l'altro. No?
OLLY e LORELLA CUCCARINI: cantano 'La notte vola'. Una delle coppie più strane della serata, con una Cuccarini ancora in forma, ballerini scatenati e autotune diffuso.
ULTIMO e EROS RAMAZZOTTI: Ultimo gioca sporco con un medley di successi dell'Eros nazionale. Hanno entrambi uno zoccolo duro di desperate housewives come fan, quindi la scelta ha senso. Esecrabili.
LAZZA con EMMA (e Laura Marzadori al violino): l'altro favorito dei televotanti fa 'La fine' di Nesli (ma nota al grande pubblico per la cover di Tiziano Ferro). Emma Marrone è sembrata un po' fuori fase e la presenza di Laura Marzadori (primo violino della Scala) abbastanza inutile. Alla fine Lazza scende nella buca dell'orchestra e finisce il pezzo al pianoforte. Vi ricordavate che era diplomato al conservatorio, sì?
TANANAI e DON JOE con BIAGIO ANTONACCI: con una mossa ironica che avrebbe meritato di più Tananai interpreta 'Vorrei cantare come Biagio Antonacci' di Cristicchi...in coppia con Biagio stesso! In realtà Antonacci arriva a pezzo concluso e inizia un medley con la sua 'Amami se nevica'. E' invecchiato malissimo, ma se lo guardate da lontano con gli occhi semichiusi sembra un po' Sting. O no? Giuro che non ho capito cosa facesse Don Joe ma Biagio 'col cuore' Antonacci mi ha colpevolmente distratto.
SHARI e SALMO: due pezzi di Zucchero in medley. Shari parte da sola storpiando 'Hai scelto me' di Zucchero con dei vocalizzi belati al limite del comico. Sul serio, sembra che qualcuno la scuota per le spalle mentre canta. Qualcuno le dica di smettere, per favore. Poi arriva Salmo e canta (non rappa, mai) 'Diavolo in me' con lei che fa vocalizzi e bon. Continuo a sostenere che Salmo stia tentando uno smaccato avvicinamento all'entertainment massimalista, ma voi continuate pure a dipingerlo come l'artista integerrimo che 'viene dall'hardcore', tranquilli.
GIANLUCA GRIGNANI e ARISA: cantano 'Destinazione Paradiso'. Delirio e follia per la coppia peggio assortita della serata. Si interrompono, cantano uno sull'altra, fanno cori a cappella, aizzano il pubblico, parlano nel microfono a caso, riprendono quando pare a loro. Mi è venuto il magone, giuro.
LEO GASSMAN e EDOARDO BENNATO (con il QUARTETTO FLEGREO): medley di Bennato con Gassman che sussurra e Edoardo veramente invecchiato. Il quartetto d'archi alla fine accenna 'Satisfaction' e 'Smoke on the Water'. Perché?
ARTICOLO 31 e FEDEZ: come molti altri partecipanti si lodano (e si imbrodano) con un medley di successi propri. Fedez è totalmente accessorio (lo mettono a suonare la chitarra, per dire) a differenza di DJ Jad che cerca di prendersi la ribalta con urletti a caso e un abbozzo di breakdance che lo renderebbe lo zimbello di Piazza della Vittoria.
GIORGIA e ELISA: rifanno i loro successi 'Luce' (arrangiata stile 'Gita a Mordor') e 'Di sole e d'azzurro', che hanno gareggiato nello stesso Sanremo qualche secolo fa. Sono invecchiate entrambe (non solo come aspetto) ma fanno ancora la loro figura.
COLAPESCE e DIMARTINO con CARLA BRUNI: fanno 'Azzurro' di Celentano. Sono un grande fan di Carla Bruni ma la sua performance vocale è stata abbastanza discutibile. Serata d'oro per Cristicchi, comunque (Biagio e Carlà in cartellone la stessa sera!).
CUGINI DI CAMPAGNA e PAOLO VALLESI: fanno un medley di 'La forza della vita' di Vallesi e (ovviamente) 'Anima Mia'. Accoppiata inedita e – ovviamente – senza senso. Grande prova del falsettista extraordinaire Nick Luciani, comunque.
MARCO MENGONI e THE KINGDOM CHOIR: fanno una versione gospel di 'Let it Be'. Secondo pezzo in inglese della serata: il coro all black con lui che ci sbarella sopra continuamente fa tanto pubblicità del pandoro. Devo confessare che Mengoni è più bravo di quanto credessi (non che lo ritenessi uno scarpone, eh). Sul senso artistico di un'operazione del genere si può discutere, ma siamo pur sempre a Sanremo, dove lo sbulacco gratuito e i do di petto sono sempre graditi.
gIANMARIA e MANUEL AGNELLI: fanno 'Quello che non c'è' degli Afterhours. Arrangiamento minimal con Agnelli al piano. Meglio del previsto, francamente.
MR.RAIN e FASMA: fanno 'Qualcosa di grande' dei Lunapop con un arrangiamento drammatico (in più di un senso). Fasma con autotune, Mr.Rain senza.
MADAME e IZI: cantano 'Via del Campo' di De Andrè. Cover rischiosissima, affrontata da Madame con la consueta intensità. Izi invece è abbastanza scandaloso, con autotune su voce gutturale che manda in vacca tutto. Amen.
COMA_COSE e BAUSTELLE: cantano 'Sarà perché ti amo' dei Ricchi e Poveri. Versione karaoke con timido riarrangiamento. Li ho comunque trovati divertenti.
ROSA CHEMICAL e ROSE VILLAIN: fanno 'America' di Gianna Nannini. Rosa rimane saggiamente a rimorchio della più performante Rose e punta tutto sullo show (lecca stivali, si fa calpestare, ecc.).
MODA' e LE VIBRAZIONI: fanno 'Vieni da me' delle Vibrazioni. In mille sul palco, con Sarcina che canta sempre peggio e Kekko dei Modà che è Kekko dei Modà. Insostenibili.
LEVANTE e RENZO RUBINO: cantano 'Vivere' di Vasco Rossi. Levante disperata e Rubino al pianoforte. Dileggiatemi pure ma a me non è dispiaciuta per niente.
ANNA OXA (e il Violoncellista ILJARD SHABA): canta 'Un'emozione da poco'. Autocelebrazione della sempre più incazzosa Anna Oxa, con una seconda parte semilirica dove urla in maniera belluina e sembra un incrocio tra gli Era e un gruppo di power metal sinfonico. Iljard Shaba arriva a metà, fa roteare un attimo il violoncello e poi finisce il pezzo. Boh.
SETHU e i bnkr44: fanno 'Charlie fa Surf' dei Baustelle. Gli a me sconosciuti bnkr44 sono in mille, tutti vestiti di bianco e ognuno con i capelli di un colore diverso. Fanno un bel casino e poco altro, ma almeno sembrano divertirsi.
LDA e ALEX BRITTI: fanno 'Oggi sono io' di Alex Britti. Britti con SG, LDA abbastanza maffo. Il pezzo l'ho sempre odiato e quindi sono di parte (avversa).
MARA SATTEI e NOEMI: cantano 'L'amour toujours' di Gigi D'Agostino. In un bizzarro momento oltre i confini del trash (avreste mai pensato di sentire Gianni Morandi definire 'bravissimo' Gigi Dag?) Mara Sattei e Noemi tributano il loro amore per l'inventore del Lento Violento. No comment.
PAOLA e CHIARA (con i producer Merk e Kremont): fanno un medley autocelebrativo di roba loro, con i soliti balletti e le solite, traballanti performance vocali.
COLLA ZIO e DITONELLAPIAGA: fanno 'Salirò' di Daniele Silvestri. E' tardissimo e loro cantano veramente male. Meno male che il balletto e Ditonellapiaga alzano il livello generale.
Ed è finita anche stasera.
La classifica delle cover (basata sul solito televoto) vede vincitore Marco Mengoni, che ricanta Let it Be, strafacendo ancor di più nel finale.
Poi rifanno la classifica delle classifiche (quasi) finali e i primi cinque sono i soliti: 1) Mengoni 2) Ultimo 3) Lazza 4) Mr.Rain 5) Giorgia, ultimo il solito Sethu.
Ma davvero Mr.Rain ha tutti questi fan?
Mah.
A domani,
Dario.

p.s. Ovviamente Morandi si riferiva proprio al nostro Maratoneta, sapeva già della sua presenza sul palco nel migliore dei duetti con Dario

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LANA DEL REY - DID YOU KNOW THAT THERE'S A TUNNEL UNDER OCEAN BLVD

"Did You Know That There's a Tunnel Under Ocean Blvd" è il nono album in studio dell'acclamata cantautrice Lana Del Rey, composto da 16 brani e intermezzi con featuring di Father John Misty, Tommy Genesis, Jon Batiste, Bleachers e altri. Il disco segue gli album Chemtrails Over The Country Club e Blue Banisters, pubblicati nel 2021 dalla prolifica artista. In uscita il 10 marzo.

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FRANK ZAPPA - ZAPPA '80: MUDD CLUB/MUNICH

In uscita il 3 marzo il disco live "Zappa 80: Mudd Club / Munich"
Due concerti completi registrati nell'intimo Mudd club di New york city e nell'immensa Olympiahalle di Monaco di Baviera.

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Ana​ï​s - The Belle of Amherst

Ci sono dischi che vanno assaporati con lentezza, perché la fretta radiante di questi tempi in cui pochi secondi di un orecchio distratto e irretito dalle false sirene di un “hook” melodico è davvero cattiva consigliera. Se poi il disco in questione è un’altra tappa di un percorso che va avanti da tempo, elaborazione progressiva di un nucleo consistente di verità poetica, bisogna andarci ancora più cauti, e predisporsi all'ascolto con tutta la calma che dovremmo avere, in un angolo riservato della mente, per ascolti veri. La premessa per dire che The Belle of Amherstdi Anaïs non è un fulmine improvviso, non si consuma come merce degradabile all’ascolto, un primo entusiasmo, magari, e poi l'indifferenza. È un disco da ascoltare e riascoltate, perché il fascino sottile ci avvolge in una trina di arpeggi, tintinnii, gentilezze ospitali che celano uno spessore ragguardevole. Al fondo ci sono le liriche imprendibili e sempre dolcemente perturbanti di Emily Dickinson, la poetessa che fece dei propri fremiti interiori e di tutte le efflorescenze vitali che ci consolano una disamina così precisa e attenta da sembrare un'autoanalisi del mondo, del sé e delle possibilità che abbiamo noi umani di provare emozioni, quando evitiamo l'indifferenza beota verso noi stessi. Che tutto questo ci ritorni da una voce fatata, quella di Francesca Pongiluppi (o Vera Vittoria Rossa) appoggiata su una trina di arpeggi, su piccole luminescenze melodiche che sembrano, per paradosso, nate assieme alle parole di una donna vissuta nel cuore dell'Ottocento è qualcosa di quasi stupefacente. Un piccolo miracolo di quell'indie folk rock che non ha maschere, non ha verità urlate, non rimpannuccia il niente con il nulla: qui è tutta sostanza. Poetica. (Guido Festinese)

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VAN MORRISON - MOVING ON SKIFFLE

Non dovrebbe sorprendere che Van Morrison abbia realizzato un album ispirato allo skiffle. L'amore di Van Morrison per lo skiffle risale alla sua infanzia. Frequentava il famoso negozio di dischi di Belfast Atlantic Records, dove ascoltava folk, blues e jazz dell'inizio del XX secolo di artisti del calibro di Lead Belly e Jelly Roll Morton. Quindi, quando ha sentito la versione di Lonnie Donegan di "Rock Island Line", ha capito intuitivamente la musica che stava creando. In poco tempo, Van Morrison stava suonando con una band di skiffle a scuola. Diversi decenni dopo, Van Morrison ora rivisita il suo amore per il genere con il suo nuovo album "Moving On Skiffle", in uscita il 10 marzo.

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GENESIS - BBC BROADCASTS

Vasta raccolta di registrazioni effettuate dalla BBC britannica della band per un periodo di 22 anni. Dalle sessioni radiofoniche dei primi anni '70 con la line-up originale di 5 ai grandi concerti allo stadio di Wembley e Knebworth come trio, il tesoro della BBC è stato spalancato per questa pubblicazione, curata dal tastierista Tony Banks e dal produttore Nick Davis. Il set di 5 CD contiene 53 tracce, la maggior parte delle quali non sono mai state pubblicate ufficialmente. Il set da 3LP contiene 24 tracce.
In uscita il 3 marzo.

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Top ten del mese

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