Il mondo visto da Disco Club

Questo lo avevo scritto il 19 settembre 2011, ma non lo avevo mai pubblicato. Poi è diventato il prologo del Diario, adesso lo pubblico nella sua versione originale con tanto di foto.

LA VERA STORIA DEI DISCHI VOLANTI 

Lunedì 23 giugno 1947, notte.  Un aereo C-46 della Marina precipita sui monti Rainier, nello stato di Washington. 24 giugno, mattina. I centri militari costieri di Washington iniziano a lanciare appelli via radio a tutti gli aerei in volo, offrendo una taglia per chi saprà ritrovare il velivolo perduto. 24 giugno, ore 15. Kenneth Arnold, un uomo d'affari di Boise, Ohio, è partito da poco dall'aeroporto di Chealis, diretto a Seattle  per affari. Non appena il nostro sentì ripetere l'appello via radio, prese a dirigersi verso il presunto luogo della sciagura, passando a circa 30 chilometri dalla Catena delle Cascate, verso Yakima, a quota 3000 metri. Il nostro stava puntando verso il cratere spento del monte Rainier quando, improvvisamente, la sua attenzione fu attirata da un bagliore. Il nostro si voltò e scorse nove oggetti d'argento, a forma di piatto e grandi quanto un aereo C-54. I dischi sembravano volare in formazione a cuneo. Uno di questi aveva due grossi alettoni a coda di rondine ed un gigantesco oblò centrale. Quando i dischi si allontanarono sull'orizzonte, Arold ne calcolò la velocità: 1900 km orari! Una velocità che nessun aereo, all'epoca, era in grado di sopportare! Quando Arnold cercò di inseguirli,a modo suo, i dischi s'incolonnarono verticalmente e scomparvero velocissimi verso la frontiera canadese. Quando Arnold raccontò  la propria avventura alla stampa, un cronista fantasioso coniò il termine 'flying saucers'. Era nata l'epoca dei dischi volanti.

 

Questa è la leggenda. La realtà è ben diversa. Quella notte la cicogna che mi stava trasportando in cerca di una casa che ospitasse il mio primo vagito, essendo appassionata di musica, voleva dirigersi verso Pasadena, dove, al Civic Auditorium, doveva svolgersi il concerto della Just Jazz All Stars di Stan Getz (1); all'improvviso, mentre attraversavamo lo stato di Washington, un pazzo su un aereo C-54 ci si avventa contro, forse, visto il colore del mio fardello (rosso), pensando che volessimo attentare alle Torri Gemelle: l'ignorante non sapeva che le torri sarebbero state costruite ventitre anni dopo e quindi non potevamo abbatterle. La cicogna, spaventatissima, sterza bruscamente; il rambo rimba non ce la fa, va dritto e s'infila per direttissima dentro il cratere del monte Rainier.

Ci fermiamo un attimo a terra per far riprendere il normale battito del cuore della mia conduttrice, ci rialziamo e immediatamente un altro pazzo, visionario o ubriaco, ci piomba addosso. Che non fosse molto sobrio è dimostrato dal fatto che dirà di averci visto il giorno dopo (invece era ancora il ventitre giugno), che eravamo in nove (invece eravamo solo in due e uniti), confuse la coda della cicogna con "un oggetto con due grossi alettoni a coda di rondine" e per finire non si rese conto che il gigantesco oblò centrale non era altro che la mia testa, già allora sufficientemente grossa da farmi soprannominare da zia Rosa, all'atto della mia nascita, "Nino Bixio" (evidentemente famoso per il diametro della capoccia).

Resta il fatto che, per fortuna, la cicogna si rese conto che l'America non era il posto più adatto per far nascere un bambino. Si lanciò (probabilmente in questo caso aveva detto giusto Arnold, parlando di una velocità di 1900 km orari!) verso l'Oceano Atlantico, che attraversò rapidamente. A questo punto decise di lasciare a me la scelta di dove lasciarmi. Dall'alto vidi il Portogallo, bello, ma c'era anche il dittatore Salazar; in Spagna poi eccone un altro: Franco. Passiamo in Francia e vediamo De Gaulle che fonda il Rassemblement du peuple francais, un inizio quantomeno di regime e allora decidiamo di proseguire. L'Italia finalmente. Il Belzebù romanista era molto giovane e baciava solo l'anello del Papa; il canterino d'Arcore studiava ancora, grazie alla scuola Elettra, come costruire la sua prima televisione e non s'inchinava ancora (a dire il vero nemmeno troppo) per baciare i piedi a Bettino. Insomma sembrava un Bel Paese.

All'improvviso appare davanti a noi una vera visione.

Tre casettine
Dai tetti aguzzi,
un verde praticello,
un esiguo ruscello: Rio Bo,
un vigile cipresso.
Microscopico paese, è vero,
paese da nulla, ma però...
c'è sempre disopra una stella,
una grande magnifica stella,
che a un dipresso...
occhieggia con la punta del cipresso
di Rio Bo.
Una stella innamorata?
Chi sa
Se nemmeno ce l'ha
Una grande città.

Non so dove avevo sentito questa canzone (o forse non era una canzone), ma adesso avevo davanti l'esemplificazione di quanto intendeva l'autore (2): Cesino, un minuscolo paese sulle colline alle spalle di una grande città, Genova..

Sembra il posto perfetto per un bambino. Sgancio il mio fardello rosso e atterro nella casa che mi aspettava da nove mesi ponendo fine alla mia odissea.

Che cosa mi è rimasto di quel burrascoso giorno? La mia cicogna mi ha passato la passione per la musica (anche se il ricordo delle note di Stan Getz nel momento dell'attacco dell'aviatore pazzo, non mi ha reso troppo simpatico il jazz), un odio completo per gli aerei (non ne ho mai preso uno), per le altezze (non quelle reali, anzi anche per quelle, ma ora intendevo il distacco dal suolo: soffro di vertigini), per le divise (sono riuscito ad evitare il servizio di leva: prima visita rivedibile, seconda, in pratica non ho più mangiato per qualche mese, 183 cm x 56 kg: riformato!), con tutto quello che ne consegue: armi, guerre e "stelle e strisce".

Un'altra cosa il destino mi ha attaccato addosso da quel giorno, anzi un nome: il disco. Ovviamente non quello volante, la cui leggenda è nata con me (anzi con la mia "zucca", scambiata per un ufo da Mr. Arnold), ma quello che troneggia sopra la vetrina di Disco Club e, come un'aureola, sopra la mia testa da più di trent'anni.

(1) Di quella memorabile serata, alla quale hanno partecipato anche Nat King Cole e Red Norvo, rimane l'incisione in un disco di Stan Getz, Groovin' high (Crown CLP 5002).

(2) Aldo Palazzeschi (Firenze 1885/Roma 1974).

negozio dischiLa classifica dell'anno ha creato molte discussioni, soprattutto per la vittoria di Dylan. Avevo preparato un pezzo con i vari commenti piovuti sul gruppo Disco Club di facebook, ma i continui attacchi di questo str...o di hacker, che ogni settimana fa in maniera che sia impossibile entrare nel sito attraverso link, ma solo digitando direttamente l'indirizzo www.discoclub65.it, mi ha demoralizzato e ho lasciato perdere. Il titolo dell'articolo era quello che leggete in alto "Non è un negozio per giovani", ma proprio un inatteso cambio di rotta mi ha convinto a proporvelo, sia pure in ritardo: cos'è successo? Ho visto entrare di nuovo (si può dire dopo anni) ragazzi giovani (poco oltre i vent'anni) o addirittura giovanissimi (16/17 anni), anche qualche ragazza (spero che l'anno prossimo partecipino alla votazione, perchè quest'anno la quota rosa ha raggiunto solo il 7 % del totale dei votanti), e finalmente grazie a loro l'età media del negozio si è abbassata. Magari l'anno prossimo i loro voti faranno abbassare anche l'età del vincitore del disco dell'anno.

serialtvSe ci si pensa un attimo, Disco Club è un serial. Come in tutti i serial seri (si fa per dire), anche in "Discoclub" le cose si evolvono lentissimamente oppure restano più o meno immutate per anni, perché in fondo è questo che il pubblico desidera. Ad esempio, al pubblico di "Discoclub" non piacerebbe sapere che Carlo A. si è redento, che non tocca e mette in disordine le novità appena arrivate dall'Olanda e che non nasconde più cofanetti e ristampe delàc dietro la pubblicità cartonata di un cd di Springsteen. A proposito di quest'ultima, è evidente trattarsi di un artificio scenografico. Essendo ormai vecchia di qualche anno, non pubblicizza più niente e Giancarlo, che fra l'altro non è un grande estimatore del Boss, la tiene lì proprio perché Carlo A. possa utilizzarla come 'porta' del proprio ripostiglio segreto (peraltro noto a tutti), con grande gioia degli spettatori. Perché Giancarlo sa che Carletto 'fa audience'.
Proseguendo nel paragone con i serial televisivi, anche in "Discoclub" qualche personaggio a un certo punto esce di scena; di norma si tratta dei cosiddetti 'rompipalle' espulsi definitivamente. Per la (finta?) disdetta di Giancarlo ma, ancora una volta, per la gioia del pubblico, l'ambiente-negozio di dischi attira inevitabilmente figure problematiche e/o afflitte da sindromi maniacali, per cui perso un rompipalle ne arriva presto un altro. A questo proposito possiamo annunciarvi un'anteprima assoluta: in una delle prossime puntate Giancarlo Balduzzi chiederà che il negozio venga inserito fra le strutture dei Servizi di Salute Mentale e, ovviamente, sovvenzionato per il suo ruolo 'curativo'.

stamateasOggi ho letto sul sito di Repubblica la recensione di un libro appena uscito e che recita: "Sul lavoro, in famiglia, persino tra gli amici si annidano individui la cui personalità è per noi «tossica». Lo psicologo e life-coach Bernardo Stamateas ti propone 13 tipi di persone da tenere alla larga. Per vivere felici. Dei tredici profili individuati da Stamateas, qual'è quello che rovina le nostre giornate? Una volta individuato il disturbatore rimane però il problema: come liberarcene? «Spesso lasciamo entrare nella nostra cerchia più intima i pettegoli, gli invidiosi, gli autoritari, gli psicopatici, in una parola i rompipalle. Si tratta di persone tossiche che potenziano le nostre debolezze e ci riempiono di ansie e frustrazioni» chiarisce lo psicologo. Per capire come liberarcene, bisogna partire da una domanda: quante volte hai detto sì mentre avresti voluto dire no? Il fatto è che abbiamo paura delle conseguenze negative dei nostri No. «Il No è necessario e dobbiamo imparare a dirlo tranquillamente. Dire No molte volte è sinonimo di salute. Bisogna dare valore ad ogni parola che pronunciamo: non diciamo sì quando in realtà vogliamo dire no. Non dobbiamo temere di perdere, né di non essere più accettati o tenuti in considerazione per essere stati in grado di dire un no sicuro ed efficace» continua Stamateas."
Evidentemente io non lo sapevo, ma questo Stamateas deve essere un mio cliente (e mi ha rubato il metodo). Sì, perchè il sistema di cui lui parla "il no è necessario" è da me applicato da anni e questo mi ha permesso di evitare "le ansie e le frustrazioni", anzi di ribaltarle sul rompipalle in questione. Basta vedere come si è andata evolvendo la famosa classifica dei rompipalle negli ultimi anni.

megafonoEccomi alla fine del mio mandato. Un mese è passato velocemente. E' il momento dei riepiloghi. Sono venuto in negozio per salvarlo da una situazione disperata: in vetrina non c'era nemmeno un disco di quelli così detti commerciali, ma sono proprio questi che fanno andare avanti le attività discografiche; non solo, il mio gemello tratta i clienti in maniera non molto gentile, arrivando a colpirli col polistirolo con l'anima di acciaio, con la prolunga rigida del Folletto e, ultimamente, con le lasagne (non nel senso di pasta ma di elastico largo), di cui è maestro nel lancio (eredità degli otto anni in banca); non solo, l'incosciente moglie di Gabriele (cliente di vecchia data) lo ha rifornito di un megafono, col quale insegue a voce i disturbatori (tra gli altri il marito) anche quando sono fuori dal negozio.

Il 19 dicembre è il 47° anno di apertura del negozio. Perchè festeggiare questo anniversario? Primo perchè, come ho già detto altre volte, ogni anno di vita di un negozio di dischi vale almeno dieci di un altro genere. Poi, da quando ho incominciato a festeggiare questi ricorsi, ho sempre trovato una scusa: 45, perchè nel 1965 l'oggetto più venduto era il vecchio, e ormai defunto da anni, 45 giri; 46, perchè, l'anno scorso io avevo 64 anni, palindromo di 46; 47, perchè sono nato nel '47. L'anno prossimo, se ci arriviamo, sarà 48, cioè la situazione in cui purtroppo continuerà a trovarsi l'Italia, senza avere noi il Daniele Manin e il Niccolò Tommaseo (non sono solo due piazze di Genova) dell'epoca.
Eccoci quindi al programma della festa: incomincia l'immancabile Paolo Bonfanti alle 15,30, a seguire il fondatore storico del Mucchio Selvaggio, Max Stèfani, presenta il suo libro Wild Thing, a 35 anni dall'uscita del primo numero della rivista. Non solo, a cura di Luca Malagò (autore del manifesto pubblicitario della giornata) una mostra fotografica con foto inedite di De Andrè, Led Zeppelin, Yes, Clash, Bob Marley, Queen, Van Der Graaf Generator, Renato Zero e tanti altri. E ancora, Luca ha trovato una serie di fotografie del pubblico genovese presente al concerto dei Kiss al palasport nel 1980; tutti giovani rigorosamente truccati da Kiss: vediamo Kissiriconosce.
Il tutto nel dehor del bar Verdi, di fianco al negozio. Vi aspettiamo

anniversariodiscoclub

Login