Il mondo visto da Disco Club

beatles boxSembrava una giornata come tante altre. Nell'atmosfera umida e greve del negozio, Giancarlo chiacchierava con un cordiale corriere sudamericano che aveva appena consegnato il cosiddetto pacco "Giucar" (quest'estate non avrebbe fatto nemmeno un giorno di ferie; probabilmente anche lui, come il nostro Presidente del Consiglio, duramente messo alla prova dal crollo delle Borse). Io e B., unici avventori, ci lanciamo ad aprirlo, nella falsa speranza di trovare il disco che avrebbe dato un significato alla nostra presenza. In fondo, ecco apparire uno scatolone enorme, bianco, con la scritta Beatles, fasciato nel bollicinato e poi in un cellophane liscio. Che cos'è? domandiamo all'unisono. "Ah" - risponde Gian distrattamente - "un box vuoto dove si mettono tutti i cd dei Beatles con un bel libro e tutte le copertine riprodotte a grandezza originale. Ci vorrebbe Carletto". Già, rispondiamo insieme, ci vorrebbe C., se non si fosse auto-espulso ormai dal 28 maggio. Da allora non entra più, offeso per essere stato pesantemente redarguito dopo aver toccato per l'ennesima volta gli lp prenotati (questa è la sua versione; se chiedete a Gian vi parlerà invece di un cofanetto di Elvis ordinato e poi acquistato incautamente dalla concorrenza; ma non è questa la sede per accertare la verità).

fiatiBilly è un vecchio cliente che, a causa di un grave incidente motociclistico, non si vede per un lungo periodo in negozio. Quando riappare si fa notare per via di un suo pallino: vuole solo dischi coi fiati. In che senso? Nel senso che nel cd deve esserci almeno un pezzo suonato con tromba o sax o clarinetto, insomma un qualsiasi strumento a fiato. Quanto dura l'inciso non ha importanza, quello che conta è che ci sia. La sua fissazione arriva al punto che, se anche un disco gli piace, non lo prende se non c'è almeno questo pezzettino con fiati.

Qualche anno fa stavo ascoltando l'ultima uscita dei Walkabouts, quando entra Billy attratto dalla musica che si sentiva all'esterno "Bellissimo questo pezzo" dice e incomincia a sfogliare il libretto. So già cosa cerca e lo anticipo "Non ci sono strumenti a fiato"; lui non si rassegna "Magari non l'hanno scritto, ma c'è: prova ad andare avanti".

siae_bollinoI miei clienti odiano sopra ogni cosa i bollini Siae. Le case discografiche sembra che facciano apposta a piazzare il famigerato bollino nei punti meno adatti: sulla faccia del cantante, sopra i titoli del cd e dovunque ci sia qualcosa di interessante. Anch'io ho questo obbligo per i dischi in arrivo dall'estero: cerco di metterlo nei punti meno fastidiosi, ma questo non è sufficiente per non beccarmi gli insulti dei clienti: non tutti però. Parodi (nome generico genovese, il più presente nei vecchi elenchi telefonici della città) fa eccezione. Una volta mi ero dimenticato di bollinare un dvd ordinato dall'Olanda, lui se ne accorge, lo guarda e riguarda, poi trova il coraggio di farmi la domanda "Come mai non c'è il bollino Siae?", "Il pacco è appena arrivato e mi sono dimenticato di metterlo sul tuo dvd, tieni te lo do", "No, attaccamelo tu". Cosa che faccio piazzandoglielo (in questi casi divento un po' dispettoso) esattamente sopra i titoli. Da allora la cosa si ripete ogniqualvolta gli arriva un dvd (ovviamente metto i bollini su tutta la merce meno che sul suo dvd).

mjackmoonMi ricordo perfettamente la data perchè era il giorno del mio compleanno: martedì 23 giugno 2009. Quella mattina erano in negozio con me Giuse (il mio dottore) e u megu. Stavamo parlando del più (calcio) e del meno (berlusca), quando entra in negozio un tipo con l'aria da artista. Ed artista si rivela o quanto meno si dichiara, quando agganciandosi a una parola sentita nei nostri discorsi parte con una filippica "Pagliaccio (questa era la parola), sapete chi è un pagliaccio: Michael Jackson. Sì prroprrio lui (accento francese); sapete cosa mi ha fatto? E' venuto a vederrmi ballarre a Parrigi, poi è sceso a farrmi i complimenti, dicendo che erro brravissimo (che stress questa r!) e che mi avrrebbe invitato a farr parrte del suo spettacolo. Poi è sparrito e non si è più fatto sentirre, ma quando ho visto il suo video, mi sono accorrto che mi ha copiato i passi di danza, quello strronzo! Ma i più strronzi sono i dottorri, che lo rriempono di medicine e lo rrimbabiscono. Anche a me sapete cosa hanno fatto? Vogliono convincerrmi che sono gay, ma io voglio sposarrmi e averre dei figli. Li amazzerrei tutti questi dottorri!". Dicendo questo mi guarda con occhi da assassino. Io mi salvo indicando al ballerrino (no scusate "ballerino", adesso sono io che parlo) italofrancese Giuse e u megu (che nel frattempo si sta defilando avviandosi con passi da pantera rosa arrotondata verso l'uscita) e dicendogli "Loro sono medici!" (volevo dire quegli assassini dei medici, ma mi sembrava eccessivo). Il ballerino sposta su di loro i suoi occhi furiosi e chiede "Psichiatrri?". "No, no" - è pronto a parare il colpo Giuse – "generico" e di seguito u megu "Io faccio i prelievi".

maigretChi mi conosce sa che una delle mie passioni è Simenon, tanto nella versione romanzi, quanto in quella "Maigret". E proprio del nostro commissario avremo bisogno per risolvere due casi avvenuti a Disco Club.
I personaggi sono simili come mole (notevole altezza e soprattutto peso) e per la sindrome da acquisto compulsivo. Differente è l'età: all'epoca degli episodi (avvenuti a circa quindici anni di distanza tra loro) il primo aveva almeno il doppio degli anni dell'altro.
Veniamo ai fatti, incominciando con quello più antico e con protagonista il più anziano.
Gigio è un cliente di fine anni '80, maniaco della musica da discoteca del decennio precedente. Solo brevemente la sua mania era stata interrotta da un'avventura amorosa conclusasi col matrimonio. Brevemente, perchè la prima notte del viaggio di nozze la sua scarsa agilità lo porta a cadere dal letto e il suo notevole peso a schiantarsi al suolo con fratture varie. La novella sposa lo molla all'istante, all'ospedale, e chiede il divorzio, immediatamente concesso perchè il matrimonio non è stato consumato. Guarito può quindi concentrarsi nuovamente sulla sua monomania, rimpinguare la discoteca (già fornita di 45gg, mix, vinili) e incominciare ad aggiungere anche le ristampe in cd dei suoi dischi preferiti. La spesa è notevole e dopo un po' di tempo non riesce più a starle dietro col portafoglio: mi chiede allora di poter pagare una parte dei suoi acquisti a fine mese, quando prende lo stipendio. Glielo concedo e, a dire il vero, per qualche mese non ci sono problemi. Ma la sua sindrome lo spinge ad innalzare ancora il suo budget e questo fa sì che ogni mese non riesca più a pareggiare il debito, che, anzi, aumenta in maniera esponenziale, fino a quando non lo stoppo: "O mi paghi quello che hai preso, o non ti do più niente". Sparisce per qualche giorno e, quando si ripresenta in negozio, ha le lacrime agli occhi "Scusa, Gian, ma mi è successa una disgrazia: è morta mia mamma" e scoppia a piangere. Io e Ste cerchiamo di consolarlo, ma in casi del genere le parole non servono a molto. L'unica cosa che posso fare è di dargli un po' di respiro per i pagamenti. Non posso però andare troppo avanti perchè il suo debito continua a crescere e sono costretto a farglielo presente. Gigio allora mi fa questa proposta "Ti serve mica un tv piccolo per la cucina?", "Perchè?", "Ne ho uno quasi nuovo che mi avanza, se lo vuoi te lo do, così andiamo pari", Non era la mia massima ambizione avere questa tele in più, ma, sempre per i motivi di cui prima, accetto. "Vienitela a prendere sul lavoro, perchè ce l'ho in ufficio", dice. Così faccio e mi porto via la tv, anche se non capisco perchè mi faccia passare dal retro e si guardi intorno con fare furtivo.

metallariPer anni abbiamo dovuto "subire" la presenza davanti alla vetrina di tutta la tribù metallara di Genova.
Al sabato pomeriggio si arrivava a un tutto esaurito da più di cento persone con tanto di chiodo e birra in mano, anche perchè ai metallari si aggiungevano punk, skinheads, redskins, mods, dark, insomma tutti i rappresentanti dei movimenti musicale anni '80, esclusi gli odiati paninari (una caratteristica genovese era l'amicizia tra tutti questi, nonostante la diversa partenza di ideologia social-politica).
Diciamo che tre generazioni di giacche nere di pelle si sono succedute in via S.Vincenzo: la prima degli attuali cinquantenni, la seconda dei poco più di quarantenni, la terza dei trentacinquenni.

I nomi erano tutto un programma: Satana, Demonietto, Sanbabila, lo Svizzero, Panna, Pasta, Totenkopf, Cavallo Basso, Moch, Fagiolo, Ombra, lo Zingaro, Dr.Wald, il Filosofo, Rubbish, Gufi, Siringa, Leo, Lupo, Geronimo, Dido, Pegua, Criterio, l'Aspirapolvere, Araya, Aramesh, il Pollo, Santo, Mappi, Paperoga etc.etc.etc.barile

Episodi da ricordare sono tanti, troppi; potrebbero riempire un libro. Molti ovviamente me li sono dimenticati, altri mi son rimasti impressi, sia vissuti in prima persona, sia ascoltati dalla voce dei diretti interessati ammucchiati davanti alla vetrina del negozio. Eccovene alcuni esempi.

Quella volta che...ero sulla porta con Fritz, leader storico degli skinheads genovesi. Vediamo un metallino dall'altra parte della strada avvicinarsi con passo traballante ai bidoni della spazzatura. Ne apre uno e cerca di prendere qualcosa sul fondo, ma non è molto presente e il peso della testa (per quanto vuota) lo trascina all'interno: wuoop e in un attimo sparisce dentro. Aspettiamo, ma non esce più. Fritz, il solito generoso (non fatevi ingannare dall'espressione nella foto a destra), dice "Vado a ripescarlo", "Ma lascia perdere" ribatto con una vena di cattiveria (è proprio vero che l'abito non fa il monaco), ma Fritz è già partito e lo vedo infilare anche lui la testa nel bidone e riemergere col "pesce" ripescato e non molto sveglio.

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