serialtvSe ci si pensa un attimo, Disco Club è un serial. Come in tutti i serial seri (si fa per dire), anche in "Discoclub" le cose si evolvono lentissimamente oppure restano più o meno immutate per anni, perché in fondo è questo che il pubblico desidera. Ad esempio, al pubblico di "Discoclub" non piacerebbe sapere che Carlo A. si è redento, che non tocca e mette in disordine le novità appena arrivate dall'Olanda e che non nasconde più cofanetti e ristampe delàc dietro la pubblicità cartonata di un cd di Springsteen. A proposito di quest'ultima, è evidente trattarsi di un artificio scenografico. Essendo ormai vecchia di qualche anno, non pubblicizza più niente e Giancarlo, che fra l'altro non è un grande estimatore del Boss, la tiene lì proprio perché Carlo A. possa utilizzarla come 'porta' del proprio ripostiglio segreto (peraltro noto a tutti), con grande gioia degli spettatori. Perché Giancarlo sa che Carletto 'fa audience'.
Proseguendo nel paragone con i serial televisivi, anche in "Discoclub" qualche personaggio a un certo punto esce di scena; di norma si tratta dei cosiddetti 'rompipalle' espulsi definitivamente. Per la (finta?) disdetta di Giancarlo ma, ancora una volta, per la gioia del pubblico, l'ambiente-negozio di dischi attira inevitabilmente figure problematiche e/o afflitte da sindromi maniacali, per cui perso un rompipalle ne arriva presto un altro. A questo proposito possiamo annunciarvi un'anteprima assoluta: in una delle prossime puntate Giancarlo Balduzzi chiederà che il negozio venga inserito fra le strutture dei Servizi di Salute Mentale e, ovviamente, sovvenzionato per il suo ruolo 'curativo'.


Questo ci porta a parlare delle puntate 'cult', quelle in cui si verifica un qualche evento significativo e destinato a lasciare il segno. Ve ne è stata una, appena prima di Natale, in cui la moglie di Gabriele (un "cliente del ponente") ha regalato a Giancarlo un megafono. Il regalo è stato prontamente utilizzato e in questo caso il segno è stato lasciato soprattutto sui timpani dei clienti. Vi sono poi le puntate durante le quali un personaggio fino a quel momento poco noto sale alla ribalta. Ecco quanto accaduto una quindicina di giorni fa: entra in negozio Marco G. a cui dopo pochi minuti squilla il cellulare. A quel punto Marco dice all'interlocutore telefonico ciò che tutti noi sogniamo di dire almeno una volta nella vita: "Guardi, in questo momento sono in riunione, mi chiami fra una mezz'ora." In effetti la riunione era in corso e aveva all'ordine del giorno argomenti decisivi come i dischi di Hatfield & the North e i romanzi di Jonathan Coe.
Chi non frequenti il negozio a questo punto penserà che siamo comunque nel classico e un po' risaputo contesto dei serial ambientati in uno specifico contesto (Centovetrine, ad esempio). Non è proprio così: ciò che rende "Discoclub" unico fra tutti i serial, oltre al fatto che non vi nascono mai relazioni sentimentali (1), è che qui attori e spettatori sono le stesse persone. Pura avanguardia. (Antonio Vivaldi)

 

(1) Spieghiamo il perché a chi non conosca bene l'ambiente: la clientela di Discoclub è quasi tutta maschile e a stragrande maggioranza eterosessuale. Ma se anche il negozio fosse frequentato da un più cospicuo numero di donne, il cliente-tipo single non sarebbe granché attrezzato per il corteggiamento.

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