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GANG - Al Banco di Zoagli |
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E' il primo gradino verso un nuovo mondo, meraviglioso e tutto da esplorare, che i Gang non mancheranno di varcare. Ma tutte le tappe hanno i loro tempi, è necessario introiettare ciò che si coglie e solo allora, quando la prospettiva sarà chiara, si potrà intraprendere o meno la nuova strada. C'è ancora spazio, infatti, per un altro album interlocutorio che arriva puntualmente nel 1989 con Reds, contemporaneamente alla decisione di firmare per una major, la CGD, che lascerà la massima libertà d'espressione al gruppo, risolvendogli nello stesso tempo l'annoso problema della distribuzione. Già il concetto di presentazione del nuovo disco fa intuire grossi fermenti in atto; infatti la formazione si presenta sul palco con ben sette elementi e un'estensione della tavolozza strumentale che porta a inserire nell'organico sax, violino e flauto. E' il frutto della frequentazione sempre più massiccia di musicisti popolari, del riaffiorare del grande amore per i vecchi maestri come Bob Dylan, Woodi Guthrie, Fred McDowell e Muddy Waters e perché no, dell'ennesimo revival del blues e della folk song assecondati anche da uscite discografiche interessanti, mai apparse prima, edite da etichette lungimiranti come l'Albatros che si era assicurata i diritti di pubblicazione delle registrazioni originali della Vanguard e della Folkways. Marino a quei tempi teneva trasmissioni di musica popolare in una radio locale ed era perfettamente al corrente di tutte quelle riedizioni della tradizione americana. Ma l'Albatros si era occupata anche delle nostre musiche regionali e aveva immesso sul mercato una gran quantità di dischi legati a tutto il folklore italiano. Ogni disco era guarnito di un libretto ciclostilato che forniva tutti i testi e le note relative alle origini delle canzoni e agli strumenti usati. Un lavoro capillare che destava interesse e appassionava ad un'attenta ricerca.
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