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GANG - Al Banco di Zoagli
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Affidata al mito e al ricordo, la memoria consente revisioni, riscritture e riabilitazioni ed è proprio ciò che negli anni Ottanta, con il craxismo prima e il berlusconesimo poi, si è cercato di negare scegliendo un punto di partenza più immediato e illudendosi di poter fare a meno del passato. Quello dei Gang non è un narrare iperrealistico e non vuole nemmeno essere una costruzione retorica, cerca piuttosto di presentare le cose per poi fuggire immediatamente: è un narrare antico che ha bisogno del pubblico per creare con i suoi autori. La metafora tende a svegliare l'inedito che è in ciascuno di noi, ma è fragile e si espone a tutti i rischi, compreso quello di omolgazione con la cultura dominante, ma è sempre in grado di rinascere perché, come dicono Marino e Sandro, "la sua vera sorgente è il cuore dell'uomo inedito che è ovunque e lancia messaggi all'uomo inedito che è ovunque". La sua funzione non è solo quella di aprire nuovi orizzonti, ma è anche quella di tenere in serbo le risorse conoscitive e morali per i momenti di insicurezza e di minaccia, di trasformare le circostanze della catastrofe in nuove condizioni di crescita. Proprio quando arrivano a questo grado di elaborazione i Gang concepiscono Una volta per sempre, una meditazione profonda sul valore e sul significato del tempo che non è più una costante irreversibile, una freccia entropica, ma un processo che si ripete a cicli più o meno fissi e permette il mutare delle cose perché ogni percorso circolare è un "quanto" di esperienza in più che permette di progredire. Con Una volta per sempre, i Gang, sostengono che non esiste l'età del'oro dell'infanzia, né l'esatto contrario, ma solo la condizione dell'adulto che per essere tale deve riconquistarsi la propria infanzia, non per occultare la realtà temporale, ma per mantenere vitale la sua parte inedita che quando è soffocata crea disperazione, avvillimento e rinuncia alla crescita.



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