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GANG - Al Banco di Zoagli
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Prodotto da Massimo Bubola, che collabora anche alla stesura di alcuni testi, l'album mescola storie di vita vissuta a fantasie letterarie, reminescenze del passato a cruda attualità, sulla scia di quel "realismo visionario" che è la vera fonte di ispirazione artistica dei Gang. I musicisti fanno parte di quella cerchia sempre più ampia di amici che percorrono la stessa ricerca e sono, oltre al nucleo di base, Vincenzo
Zitello al twin whinstle, Moreno Touchè alle percussioni, Mario Arcari ai fiati e Giampaolo Petrini alla batteria. Per la prima volta si cominciano ad affrontare palesemente i problemi di casa nostra, si parla di mafia, di intrighi politici, di tangentopoli: si esplicitano fatti e persone che reagiscono duramente alla cronaca. 200 gioni a Palermo, una canzone che vuole ricostruire lo scenario economico-politico del momento in cui avviene l'omicidio di Pio La Torre, segretario regionale dell'allora PCI ucciso dalla mafia nell'aprile dell'82, costa ai Gang una citazione giudiziaria per aver accostato ai nomi di Ciancimino e Lima quelli del senatore pidiessino Russo (che ricoprì ai tempi la carica di presidente dell'Assemblea Regionale Siciliana) e di Sanfilippo (vicepresidente regionale della Leghe delle Cooperative in Sicilia). I due politici chiedono come risarcimento morale qualcosa come cinquecento milioni (oltre ai Gang sono stati citati la loro casa discografica, la CGD, il direttore, l'editore e il giornalista Gabriele Ferrario del quotidiano La Stampa per aver dato la notizia della pubblicazione del disco Storie d'Italia sottolineando l'importanza di una canzone come 200 giorni a Palermo). I Gang sono dunque disposti ad esporsi alle ire dei notabili e dei potenti pur di mantenere viva la memoria di ciò che è stato, perché non si dimentichino il malcostume, la corruzione e il cinismo dei fatti. "La memoria", dice ancora Marino Severini, "è come una specie di scatola megica dove possiamo gettare tanti semi, che sono le nostre sensazioni, emozioni e ricordi, con la speranza che da essi fiorisca un sogno nuovo e un modo propositivo di intendere la storia. La scatola magica è in ciascuno di noi: è di nuovo la semina, il muoversi nel campo, un viaggio quindi, lo svolgersi di un tempo di vita che oggi non è più scandito da tappe certe e il cui cammino richiede un dosaggio alchemico di narrazione, selezione e oblio per poter raccontare una storia nella quale riconoscersi, senza rimanere imprigionati.



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