Jazz
Sono passati dieci anni dalla scomparsa di Shirley Horn, una figura davvero incomparabile nel panorama jazz: pianista, capace di accompagnare anche altre colleghe (il disco con Carmen McRae dedicato a Sarah Vaughan ne è un fulgido esempio), cantante, unica nel modo di accarezzare il suo repertorio, leader, di un trio che forse può vantare un record assoluto di longevità poiché il batterista Steve Williams le restò a fianco per 23 anni e il bassista, Charles Ables, per 33. Nella discografia, non monumentale considerati i suoi cinquant’anni di carriera, si può pescare tranquillamente senza timore di sbagliare, ma questo inedito registrato (molto bene) dal vivo in un hotel di Las Vegas nel 1988 con i suoi compagni abituali, può essere un ottimo inizio. Nove brani in cui il suo pianismo – “Ho amato Rachmaninoff, ma è stato Oscar Peterson a farmelo conoscere. E Ahmad Jamal mi ha portato da Debussy" – è ora al proscenio, come nell’iniziale strumentale “HI-Fly” di Randy Weston o nella chilometrica “Isn't It Romantic”, ora impeccabile contrappunto al suo canto come in “The Boy from Ipanema", ora in geniale equilibrio come nella solitaria “Lover Man”. E la versione di "Just For A Thrill" è l’unica in grado di competere con quella memorabile di Ray Charles. Disco assolutamente imperdibile. (Danilo Di Termini)
Ci auguriamo, di cuore, che questo disco del chitarrista Frank Martino finisca sotto l orecchie di un pubblico decisamente più ampio di quello che segue l'avant jazz della Penisola. Sarebbe un peccato. Perché chi è appassionato di indie rock, di elettronica, di soluzioni sonore che mettano in conto ambienti sonori dilatati, strani, misteriosamente comunicativi potrebbe avere belle sorprese: nessuna venerazione per le sacre forme degli standard, curiosità a tutto campo per timbriche aliene e costruzione di paesaggi di note mutanti. Qui il nostro interagisce con un trio che ben maneggia l'elettronica, oltre a saper fare il proprio mestiere di ritmica, ma ad ogni secondo è lecito attendersi una sorpresa. A volte quasi floydiana. A volte in ostici reami crimsoniani. Quando poi si arriva alla settima traccia, e un ispido cespuglio di sonorità contorte ad un certo punto si spiana, diventando la straziata malinconia di Nude, Radiohead, da In Rainbows, tutti i conti tornano. (Guido Festinese)
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