Il secondo, il mitico Defe, era stato relegato, per non provocare troppi danni, al piano superiore (quello della trave infame), con un compito di pre-contabilità e di rimpiazzo dei lp che si trovavano sopra. Descrivere Defe a chi non lo conosce non è facile, posso solo fornirvi alcuni suoi tipici comportamenti.
Con lui era facile che potessero avvenire episodi come questo: stavamo parlando, lui davanti e io dietro il banco, mi chiede una cosa e io, mentre gli rispondo, mi abbasso per mettere a posto i sacchetti verdi per i lp. Fatta l'operazione, sempre parlandogli, mi rialzo e mi vedo davanti non la faccia di Defe, ma quella di un cliente, che mi guarda perplesso pensando che io mi sia rimbambito precocemente (all'epoca ero ancora giovane), perché quando è entrato io ero solo in negozio e stavo parlando non si sa bene con chi: Defe se ne era andato, come sua consuetudine, a metà del discorso. Altro episodio: dicevo che era suo compito fare i rimpiazzi dei vinili venduti; una sera gli do da mettere a posto, tra gli altri, un lp dei Cure. Il giorno dopo un cliente mi chiede proprio quel disco. "E' nella casella" rispondo. "Ho già guardato e non c'è". "Il solito rinco che non trova i dischi" penso; vado a vedere e il lp effettivamente non c'è. "Deffffeee" urlo da sotto la scala; lui scende e a colpo sicuro si dirige verso la casella dei Joy Division e torna con l'album richiesto; questo è lo straordinario: può capitare di sbagliarsi, ma lui il giorno dopo ha cercato il vinile esattamente dove lo aveva messo per errore la sera prima e non perché se lo ricordasse (la sua memoria, ve lo assicuro, non è mai stata prodigiosa).defe

Ecco nella foto a destra Defe in una sua esibizione sciistica (pensava che gli sci servissero per andare in salita e non in discesa).
Altro episodio. All'ora di chiusura il suo compito era di tirare giù la serranda fino a una certa altezza per fare capire ai clienti che era l'ora di andare; gli avevo sempre detto di stare attento a lasciarla ad un'altezza sufficiente da consentire ai ritardatari di passarci tranquillamente sotto. Quella sera era rimasto solo un cliente con occhiali spessi e col cognome di un presidente della Repubblica degli anni '60; paga e fa per andarsene. Io mi appresto a fare le chiusure di cassa, ma in quel momento sento una botta tremenda, mi giro e vedo il cliente vacillare, "adesso cade" penso, invece no, si riprende, passa sotto la serranda tirata da Defe esattamente a livello testa, esce, rientra subito e sbotta "non capisco questa ca..o di mania dei negozianti genovesi di tirare giù la serranda quando ci sono i clienti ancora in negozio". Si riabbassa e se ne va definitivamente, nel senso che per anni non lo vedrò più: probabilmente la botta in testa gli ha fatto perdere la memoria e per un po' non si è più ricordato la strada che porta al negozio, anche se a dire il vero ho temuto che fosse parente del sopraccitato Capo dello Stato e che pensasse a una qualche vendetta.

Concludiamo la giornata di Defe. All'epoca a Disco Club lavoravamo in cinque e abitavamo tutti a Santa Margherita, quindi per venire a lavorare usavamo la macchina. Una sera di ritorno a Santa ci si para davanti sul mare una meravigliosa luna piena. "Guarda che luna", mi viene da cantare e i tre dietro intonano "guarda che mare", Defe sul sedile davanti vicino a me non da segno di vita.
"Defe, chi la cantava?"
"Maaa, sì. Come si chiama? Porca miseria"
"E dai è facile"
"Non me ne frega niente di chi la canta", sbotta.
"Ma devi saperlo, vendiamo dischi, mica cioccolatini, Ti do un aiuto: finisce in one"
Gli brillano gli occhi "Carosone!"
I tre dietro (oltre a Ste, Watson e Gio) lo tempestano di ululati e botte in testa.
"Rimba, è Buscaglione".
"E va be'" direte voi "in fondo non è così grave, non sapeva chi cantava la canzone". E' vero. Ma il problema è che per le sette successive lune piene, la gag si è ripetuta: noi a cantare, lui che, paventando la domanda, incominciava a sudare freddo, la domanda e per sette volte la stessa risposta "Carosone", gli ululati e le botte in testa. "Lo faceva a posta", direte voi; e invece no: l'ho già detto, la memoria non è mai stata una sua particolare qualità. "Sì, però all'ottava l'ha azzeccata" direte ancora. No, dopo la settima abbiamo incominciato a prendere il treno: addio luna piena e addio Buscaglione.
Ancora due episodi dell'infinito archivio-Defe. Entrambi riguardano i suoi improvvisi scatti d'ira.
Questa volta siamo sul treno e sorge una discussione su come si scrive una parola, alla fine Ste dice a Defe: "Vai a vedere sul vocabolario". Non lo avesse mai detto. Quello s'infuria e urla, facendo girare a guardarci tutta la carrozza: "Io odio i vocabolari!". Ha un'espressione così furibonda che nessuno di noi ha il coraggio di dirgli niente: abbiamo paura che come in Fahrenheit 451 usi contro di noi e i nostri vocabolari il lanciafiamme.
Ed eccoci alla fine di queste rimembranze defeniane. Nella nostra sede di Santa Margherita, per un certo periodo (prima di cedere il negozio) hanno lavorato insieme Defe e Gio. Un giorno questo dà una notizia sbagliata su un disco a un cliente; Defe, dall'altra parte del banco con una lattina di birra in mano, se ne accorge e interviene. Gio, alquanto suscettibile, non la prende bene e lo zittisce in malo modo. Appena il cliente esce, la furia di Defe esplode: sembra Hulk, l'uome verde, stritola tra le mani la lattina e la lancia. Contro Gio, penserete voi; no, fuori dalla porta e la fa schiantare sul muro di fronte dopo aver attraversato via Solimano, strada abbastanza frequentata, ma per fortuna non in quel momento: fosse passato un motociclista, lo avrebbe steso un maniera definitiva.

 

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