metallariPer anni abbiamo dovuto "subire" la presenza davanti alla vetrina di tutta la tribù metallara di Genova.
Al sabato pomeriggio si arrivava a un tutto esaurito da più di cento persone con tanto di chiodo e birra in mano, anche perchè ai metallari si aggiungevano punk, skinheads, redskins, mods, dark, insomma tutti i rappresentanti dei movimenti musicale anni '80, esclusi gli odiati paninari (una caratteristica genovese era l'amicizia tra tutti questi, nonostante la diversa partenza di ideologia social-politica).
Diciamo che tre generazioni di giacche nere di pelle si sono succedute in via S.Vincenzo: la prima degli attuali cinquantenni, la seconda dei poco più di quarantenni, la terza dei trentacinquenni.

I nomi erano tutto un programma: Satana, Demonietto, Sanbabila, lo Svizzero, Panna, Pasta, Totenkopf, Cavallo Basso, Moch, Fagiolo, Ombra, lo Zingaro, Dr.Wald, il Filosofo, Rubbish, Gufi, Siringa, Leo, Lupo, Geronimo, Dido, Pegua, Criterio, l'Aspirapolvere, Araya, Aramesh, il Pollo, Santo, Mappi, Paperoga etc.etc.etc.barile

Episodi da ricordare sono tanti, troppi; potrebbero riempire un libro. Molti ovviamente me li sono dimenticati, altri mi son rimasti impressi, sia vissuti in prima persona, sia ascoltati dalla voce dei diretti interessati ammucchiati davanti alla vetrina del negozio. Eccovene alcuni esempi.

Quella volta che...ero sulla porta con Fritz, leader storico degli skinheads genovesi. Vediamo un metallino dall'altra parte della strada avvicinarsi con passo traballante ai bidoni della spazzatura. Ne apre uno e cerca di prendere qualcosa sul fondo, ma non è molto presente e il peso della testa (per quanto vuota) lo trascina all'interno: wuoop e in un attimo sparisce dentro. Aspettiamo, ma non esce più. Fritz, il solito generoso (non fatevi ingannare dall'espressione nella foto a destra), dice "Vado a ripescarlo", "Ma lascia perdere" ribatto con una vena di cattiveria (è proprio vero che l'abito non fa il monaco), ma Fritz è già partito e lo vedo infilare anche lui la testa nel bidone e riemergere col "pesce" ripescato e non molto sveglio.

 

metallari2Quella volta che...a proposito di sbornie da birra. Davanti alla mia vetrina stazionava quotidianamente un metallaro piccolo e con la birra sempre in mano. Erano in pratica una cosa unica e, ad anni di distanza, ancora adesso qualche cliente, ricordando i tempi passati, mi chiede "che fine ha fatto il metallaro con la birra?". Era sicuramente il miglior cliente del Baretto Gallese. Un giorno era partito insieme ad altri per andare a vedere un concerto a Milano. Aspettava questo momento da mesi perchè si trattava di uno dei suoi gruppi preferiti. Peccato, non l'ha ha mai visto: la birra ingurgitata dall'alba fino all'inizio della serata, ha fatto sì che si addormentasse. Quando si è ripreso ormai era tutto finito.
Quella volta che...uno skinhead scuro come un corvo sia di pelle, sia di capelli, è partito per la Germania per incontrare i suoi consimili tedeschi. Arriva a Berlino e va in cerca degli skinheads crucchi. Eccoli! Sono tutti alti, biondi con gli occhi azzuri, pura razza ariana; "Ciao, camera..", non fa in tempo a finire la frase. Una compilation di schiaffi, pugni e calci, gli fa capire di non essere gradito: troppo scuro e molto poco ariano. Rapido rientro a Genova.
Quella volta che...a proposito di rapidi rientri. C'era un giovane metallaro che amava conciarsi alla maniera glam e pensava di poter diventare una rockstar. In Liguria non c'erano molte speranze di sfondare e allora convince l'amico Freddy ad andare per un certo periodo con lui a Londra in cerca di fortuna. Partono con saluti, auguri e un po' d'invidia di tutti i kids di Brignole. Passono pochi giorni ed entra in negozio Freddy "Cosa fai quì? Hai mollato a Londra il tuo amico?". "No, è tornato anche lui, anzi è lui che è voluto tornare. Siamo usciti due sere e lui si è spaventato; ha detto che quelli (i londinesi) sono veramente matti e gli fanno paura, si è chiuso in camera e non voleva più uscire. A questo punto ho preferito riportarlo a casa". Triste fine di una possibile carriera da rockstar.
Quella volta che...erano i primi tempi del mio ritorno a Disco Club (1984), vedo avanzarsi dal fondo dei portici un trio che incute un po' di timore; soprattutto quello al centro sovrasta gli altri come altezza e, soprattutto, come dimensioni, inoltre ha tatuata al centro della fronte un'aquila. Aggiungete a questo anfibi e chiodo che indossano tutti e tre e capirete perchè mi ritiro di corsa in negozio sperando che tirino dritto. Invece no, eccoli che entrano e quello più grosso si avvicina al banco, temo già il peggio, eccolo davanti a me; "Ce l'hai il disco degli Scorpione?", mi chiede, butto lì un "Quale?", pensando che probabilmente intende Scorpions. "Quello con Stille loninyou", "Still Loving You?" ribatto. "Quello ho detto, io non so l'nglese, sono svizzero. Me lo fai sentire?". La richiesta mi spiazza: è il pezzo metal più melodico e romantico che ci sia, ma lo accontento.
Da quel giorno, quasi quotidianamente, nel pomeriggio piombavano in negozio Pino Sanbabila, Pino lo Svizzero e Toni e tutte le volte mi toccava far sentire sempre la stessa canzone. Alla fine mi sono stufato "Basta Pino, mi hai consumato il vinile!", "Ancora una volta, dai" e mi guarda con uno sguardo da cucciolo bastonato. Non posso resistere ed ecco lì il pick-up viaggiare ancora una volta sui solchi ormai allargati del disco, con lo Svizzero beato e Sanbabila che si lancia nel nostro piccolo negozio in mosse da rockstar.
Quella volta che...passano gli anni. Pino si è fatto cancellare il tatuaggio (con scarso successo: sulla fronte, al posto dell'aquila, campeggia una macchia bianca), si è sposato, ha una figlia, ha trovato lavoro (non più da buttafuori). Entra uno della compagnia dei vecchi metallari, "Hai saputo dello Svizzero?", "Sono anni che non lo vedo. Perchè? Cosa ha combinato?", "Era un po' che stava male e l'altro giorno purtroppo è morto". Cerco il disco degli Scorpions da mettere su: non c'è.
E' finito, come Pino, come l'epopea dei metallari di Brignole.

 

metallino

lo svizzero

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