Ci ho preso gusto a sostituire Vivaldi ogni tanto nella redazione diretta della nostra rubrica. La cosa mi è facilitata di solito dai suoi viaggi; ma in questo periodo è stanziale e allora l'ho attirato con inganno al piano superiore del negozio, gli ho legato polsi e caviglie e mi sono impossessato della tastiera.vivaldi-trave (a destra Vivaldi nel momento dell'agguato)
Il fatto è che non avevo ancora deciso di cosa parlare, ma l'occasione mi è stata data (mentre bloccavo Antonio) dalla vista della trave "infame" del piano di sopra.
Questo piano in realtà non è aperto al pubblico, ma nel corso dei decenni è stato frequentato da più visitatori amici. Il problema di questo piano è che non ha le misure sufficienti (in altezza) per poterlo aprire ai cliente e per giunta, in uscita verso la scala del reparto usato, ha una trave ancora più bassa del resto del soffitto e contro la quale si sono scornati in parecchi, praticamente tutti i visitatori che si sono avventurati a farsi un giro lassù. La cosa è documentata da un vero e proprio libro degli ospiti attaccato alla trave e, devo confessare che, dopo aver resistito per tanti anni, recentemente anche la mia firma si è aggiunta a quella delle decine di "cicciolli" colpitori della trave infame (nulla a che vedere con la famosa colonna di manzoniana memoria).
traveMolti sono gli episodi legati a questa trave e uno particolarmente curioso. (a sinistra la trave, il cartello ammonitore e una prima lista di "colpitori": la testa che si intravvede è di un fortunato che passa tranquillamente sotto la trave).
Negli anni '80 era cliente assiduo R. che sosteneva di essere professore di sanscrito all'università di Napoli. Il fatto è che un amico di passaggio là, trovandosi davanti al palazzo universitario, entra e chiede del professor R.. "Ma qui non esiste nessun professor R." è la risposta. A parte questa disavventura R. era molto apprezzato da me e Stefano (il mio aiutante storico), perché era bravissimo a fare i baci di dama e ogni tanto ce li portava. Almeno così pensavamo e così diceva lui, fino a quando un giorno nella confezione dei dolci troviamo lo scontrino di Tagliafico (una delle più famose pasticcerie genovesi). Tornando alla trave, un giorno sento dei rumori provenire dal piano superiore, mi avventuro per la scala e vedo un'ombra che si aggira tra i rimpiazzi dei dischi. Chi è? Si gira e vedo che è lo pseudo-professore, pseudo-pasticcere.

"Cosa fai qui?"
"Faccio un giro"
"Ma chi te l'ha permesso?" (il mio viso comincia ad arrossarsi, brutto segno per chi mi conosce)
"Nessuno"
"Scendi subito!"
"No"
"No?" (stento a credere alla risposta e il mio viso è oltre il rosso)
"No"
Scatto in avanti e lui balza indietro, per sua disgrazia verso la trave; la mia spinta (forse un po' troppo energica) lo coglie di sorpresa e si schianta con un mugolio contro il duro cemento armato del quale è composta. Si riprende e fugge giù dalle scale inseguito dai miei insulti. Addio cliente (non lo vedrò per anni), ma soprattutto addio baci di dama.baci-di-dama
Il primato di "botta" rimane ad ogni modo, anche in questo caso, al pluriespulso Carlo A.. Gli avevo concesso una visita al piano superiore per vedere dei dischi (ovviamente di Elvis). Dopo un po' sento un rumore e lo vedo scendere un po' vacillante.
"Cos'è successo?"
"Niente"
"Hai colpito la trave?"
"Sì, ma non mi sono fatto niente"
"E tutto il sangue che hai in testa, cos'è?"
Si passa una mano sulla fronte e la ritira inorridito. Esce di corsa dal negozio, ferma un taxi e si fa accompagnare al pronto soccorso, questa volta non perché è in ritardo sul lavoro (è inserviente proprio là), ma per farsi cucire con sette punti la ferita.
Sento dei passi al piano di sopra. Mi sa che il nostro cantore è riuscito a liberarsi dei miei non troppo solidi nodi. Mi fermo qui, pronto a cedergli la tastiera. Tranquilli però; per lui la trave non è infame: ci passa sotto!

 

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