Musica italiana

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ARTURO STALTERI - In Sete Altere

Anche chi crede di essere lontano dall'universo poetico composto e spesso contraddittorio di Franco Battiato presti orecchio a questo lavoro, il cui titolo arriva da una citazione di Carlotta Wieck: “Passavano donne bellissime, in sete altere”. Con l'ausilio solo dei tasti del pianoforte, a volte “trattati” quasi a simulare sagaci piccole incursioni elettroniche o elettriche il pianista Arturo Stalteri, nota voce radiofonica ed esperto di classica e di progressive rock (qualcuno ricorda i Pierrot Lunaire?) realizza un piccolo miracolo. E' l'incanto di brani che arrivano da molto lontano, dal canzoniere remoto del cantautore siciliano quando era ancora rubricato alla voce “musica sperimentale”, negli anni Settanta, o magari da quello più vicino. Ecco allora centro di gravità permanente, Meccanica, l'Egitto prima della sabbie.  A far la differenza è la diteggiatura di Stalteri, magnifico e meditato “rilettore” di composizioni altrui, ma anche ottimo improvvisatore. Qui in The Meeting Of The Gods, ispirato a Il mercato degli dei. (Guido Festinese)

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PFM - Un'Isola

Sul fatto che la nostalgia canaglia (e frattaglia, e avvisaglia, e mitraglia) sia una costante dei nostri tempi c'è poco da discutere: è vero, punto e basta. Magari bisognerebbe esercitarsi invece nella (nobile?) arte del distinguo delle nostalgie. Chi ad esempio ha assistito nel cuore degli anni Settanta genovesi ai concerti nel glorioso Teatro Alcione della Premiata Forneria Marconi può essere oggi o persona del tutto disinteressata ormai alle vicende della musica di gioventù, o ricercatore di inesausta acribia in ogni residua testimonianza della sua età aurea. In tal caso, allora, sarà come una benedizione l'annunciata pubblicazione in quintuplo cofanetto dei concerti de “Il Suono del Tempo”, bel titolo per una raccolta di cinque cd che replicano cinque vecchi ellepì della gran formazione spaghetti-rock raccolti, risuonati dalla prima nota all'ultima, ed esattamente nella sequenza originale. Davanti a un pubblico giapponese, naturalmente. E naturalmente a Tokyo. Un'Isola è la prima riproposizione, titolo lievemente distante dall'Isola di Niente che fu. Gran suono, grinta ed efficacia, nuove energie strumentali del tutto degne, Di Cioccio Djivas e Mussida in piena forma, Via Lumiere (che poi era il vero brano capolavoro di un disco non certo amatissimo) per la prima volta incisa dal vivo dal palco. Manca un po' di fresca ingenuità dei tempi? Senz'altro. Manca altro? Giudicate voi. (Guido Festinese)

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FEDERICO SIRIANNI – L’Uomo Equilibrista – libro + CD (Miraggi Editore 2014)

Questo di Federico Sirianni non è, purtroppo, un nuovo disco, e per la verità  non è neppure un disco ma un libro. Dentro, però un disco c’è,  anche se rientra nella categoria delle antologie. Una raccolta, quando la discografia completa comprende solo tre dischi in dodici anni (escluso il bootleg natalizio dello scorso anno) si giustifica come compendio al libro e, comunque, per la presenza di un inedito dallo stesso titolo (o viceversa). Inoltre le canzoni sono tutte riregistrate per l'occasione, quindi piuttosto diverse e scarne.

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ROBERTA ALLOISIO - Xena Tango

Qualche anno di lavoro, ed alla fine un grande esito, uno di quei dischi importanti che marcano stretto un periodo e si fanno ricordare. Xena Tango va a concludere la sostanziosa trilogia di dischi di Roberta Alloisio dedicati a Genova di ieri, di oggi e, chissà, forse anche di domani, iniziata con Lengua Serpentina, proseguita con Janua. Se il focus delle prime due opere era una sorta di pendolo cronologico tra un passato genovese da “superba” e un presente fatto di urgente mediterraneità tornata cronaca (anche drammatica), Xena Tango va a indagare quanto c'entri Genova e la banda dei liguri in trasferta forzata, a partire dalla seconda metà dell'Ottocento, nelle Terre d'America Latina dove cercarono e trovarono scampo a una miseria fattasi cupa. L'Uruguay, il Cile, l'Argentina infinita, soprattutto. E Buenos Aires, dove i genovesi in pratica resero un quartiere intero, la Boca, frammento di Zena a distanza di un oceano. Impastando ricordi e nostalgie nel cuore malleabile di una musica che aveva radici afroamericane, ma che come tutte le musiche afroamericane seppe accogliere tanta Europa. Il Tango. Alloisio ha inventato con Luis Bacalov e Walter Ríos un percorso tanghero inedito e splendido, tra Bindi e Gardel, Mario Cappello e Vittorio De Scalzi e Ivano Fossati. Ascoltare per credere. E per capire che Tango è una parola singolare con valore plurale. Per tutti. Disponibile anche in versione con libro accluso. (Guido Festinese)

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ARLO BIGAZZI - Sempre Sofia

La buona notizia è che questo cd inaugura la serie economica dell'etichetta toscana, in cd slim. La notizia ottima, invece, è che il cd è splendido, e potrebbe catturare attenzione e preferenze di diverse fasce di pubblico. Tutti coloro che si sentono già orfani dei Pink Floyd, ora che un disco ha messo la parola fine. Chi ha avuto conforto da certa ambient music meno “decorativa”, chi ascolta post rock, di quello sporto sul bordo estremo, chi ha amato o ama ancora Bill Laswell e i Crimson. Per tutti costoro Bigazzi esce con questa colonna sonora da uno spettacolo multimediale con Caterina Meniconi,dedicato alla pazzia, con il suo basso puro o manipolato, chitarre, campionamenti, voci: il tutto immerso in a strana e avvincente atmosfera che sa essere onirica e molto concreta allo stesso tempo. (Guido Festinese)

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FRANCESCO DE GREGORI - Vivavoce

De Gregori rivede, reinterpreta, e in modo singolarmente cantabile (rispetto al suo solito), e quindi estremamente piacevole (ma senza nessun "ammiccamento" o quasi), una serie di suoi piccoli o grandi capolavori: un ascolto che consigliamo. Dice il "romanaccio" che voleva farsi un regalo e soprattutto ridare vita (in questo presente e per questo difficile presente) alle sue note e alle sue parole, soprattutto a beneficio dei più giovani, che oggi ascoltano le sue canzoni, magari su suggerimento dei genitori, ma (appunto) considerandole di ieri o "storie di ieri". In questo paese in affondamento rapido, sempre più "Titanic" in mezzo a marosi oceanici (o politico economici) incontrollabili (altro che iceberg!), o semplicemente in piena autodistruzione (e in effetti propendiamo per questa seconda ipotesi), riascoltare "Viva L'Italia" e "La Storia", in versioni splendide (per altro), forse le più belle di sempre, o comunque di molto "rinfrescate", può essere d'aiuto. Un "esercizio" corroborante, che potrebbe indurre a non lasciarsi andare al generale si salvi chi può. Ci limitiamo a dire solo questo, senza aggiungere altro, restando poi da capire come sia possibile che il signor Ligabue abbia potuto permettersi di cantare "Alice", forse l'unico vero neo dell'intera operazione. (Marco Maiocco)

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