Musica italiana

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C.S.I. - Vicini per chilometri

L’occasione di ristampare nel 2013 la discografia dei C.S.I. in vinile suona ghiotta, considerando che all’interno del libretto del loro primo album, campeggiano queste parole: “Ko De Mondo è stato composto, concepito, arrangiato, suonato e registrato nei mesi di agosto e settembre ’93, nel manoir Le Prajou in Finistére, Bretagna”. Vent’anni di Consorzio Suonatori Indipendenti, in qualche modo, dunque. Ma, per introdurre i C.S.I., è impossibile non fare un passo indietro a Etica Epica Etnica Pathos: l’ultimo lavoro dei CCCP. In squadra, in quel 1990, oltre a Ferretti e Zamboni, entrarono nell’ordine Gianni Maroccolo e Francesco Magnelli: due conoscenze approfondite poco prima, durante il tour condiviso con i Litfiba in Unione Sovietica. Contestualmente entrò anche Giorgio Canali, al mixer e poi alla chitarra. Il vento stava cambiando e Annarella e Fatur, che li accompagnarono negli ultimi spettacoli, fecero solo capolino durante le registrazioni nella villa a Rio Saliceto, tra aprile e giugno di quell’anno. Collaborò anche Ringo De Palma a quello che si sarebbe rivelato essere l’ultimo album cui partecipò, ché la batteria elettronica non poteva bastare per un suono che stava evolvendo così. 

Cofanetto di vinili in vendita da Disco Club a partire da lunedì 2 settembre 2013 al prezzo di 129,90 €
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UNIVERSAL DAUGHTERS - Why Hast Thou Forsaken Me?

Uno dei pochi musicisti italiani ‘alternativi’ conosciuti anche all’estero è Marco Fasolo. Con i suoi Jennifer Gentle può infatti contare su bella fama psichedelica e dischi pubblicati dalla gloriosa Sub Pop. Non è quindi casuale che si debba a lui, e all’amico e manager Marco Damiani, questo progetto che dovrebbe ottenere apprezzabili riscontri internazionali (sempre in ambito indie, s’intende). Fasolo ha creato per l’occasione una formazione in massima parte italiana, le Universal Daughters, ha scelto una serie di classici brani, soprattutto americani, racchiusi in un periodo fra gli anni ’20 e gli anni ’70 del secolo scorso e li ha affidati a un cast di voci stupefacente per varietà e talento: da Steve Wynn a Jarvis Cocker, da Alan Vega a Baby Dee, fino al sempre suadente veterano Swamp Dogg. L’orgoglio nazionale una volta tanto piacevolmente solleticato già dispone bene all’ascolto e basterebbero tre-quattro pezzi ‘d’affezione’ per sentirsi più che contenti.

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ANAÏS – Amoressia

Gran bel titolo, Amoressia: in epitome ragionata, nel gioco di parole, l'ellissi dei nostri tempi tra disperato bisogno di legami veri e voglia di mettersi da parte e lasciar perdere, al contrario. Non che le idee del quintetto qui si esauriscano, anzi: ci sono i testi di Francesca Pongiluppi che accarezzano – complice anche una voce che fa di tutto per sembrare spoglia e fragile, come quella di Lalli, e in parte è davvero così - ma lasciano anche tracce ruvide sulla pelle, ci sono le melodie pensate da quell'ottimo trickster dell'indie rock genovese (da quattro lustri almeno!) che risponde al nome di Franco Zaio. Qui lo trovate dietro a pelli e piatti, non con una sei corde in mano. Ottimo bilanciamento, anche, tra originali e cover: da Smiths, Yeah Yeah Yeah, Leonard Cohen, Velvet Underground, Cure, tutta gente che sull' "amoressia" ha ragionato parecchio, e cavandone tracce memorabili. Non che i bei dischi siano tali solo per la caratura delle cover: vero il contrario, sono belli perché quanto si scrive va ad incastro ragionato con quanto era già nell'etere sonoro, e attendeva di essere ri-raccolto. (Guido Festinese)

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MARCO IACAMPO – Valetudo

Rovistare in mezzo a paccottaglia, vecchie scatole, oggettistica strampalata di poco e infimo valore a volte ripaga con la scoperta di vere e proprie perle nascoste e inaspettate. Imbattermi in Valetudo è stata un'esperienza di questo genere, casuale, e forse per questo ancora più bella. Nella ricerca nel mare magnum delle uscite discografiche di un'idea, una melodia, di parole che siano in grado di lasciare un segno, una sensazione, la musica e il canto di Iacampo sono semplicemente un'epifania. Melodia, ballate e ritmo sono in perfetta armonia con una scrittura poetica gentile e delicata che ritrae e ferma istantanee di vivide emozioni. Nonostante la pacatezza e la delicatezza di un folk tradizionale che spazia da Nick Drake a Bon Iver, Valetudo è un lavoro di impatto che colpisce profondamente, entrando nella pelle e nell'anima. (Giovanni Besio)

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GRUPPO 2001 – L'alba di domani (ristampa)

Nei dischi di culto (per merito o rarità) delle band progressive rock italiane degli anni Settanta c'è anche l'unica testimonianza in studio dei sardi Gruppo 2001, anno di grazia 1972. Questa ristampa, arricchita da un ottimo brano originariamente presentato a Un disco per l'estate, Messaggio (ebbene sì, succedeva anche questo, ai tempi: ma ora certi gruppi indie non vanno a Sanremo?) è curata nella veste e nel suono. Che è un prog rock romantico e molto melodico, ai confini con la musica leggera, ma che nell'iniziale Maggio offre sei minuti da incorniciare: siamo a livelli notevoli, più o meno in zona Delirium. Altrove il riferimento potrebbero essere, mutatis mutandis, Le Orme storiche, o certi New Trolls più melodici. La sorpresa arriva con Sa Danza, un brano "etno" ripreso in chiave rock: non dura neppure due minuti, ma per i curiosi degli antenati della world music che poi si sarebbero "inventati" Mauro Pagani e Demetrio Stratos è un bello spunto di riflessione. (Guido Festinese)

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ZEROTHEHERO - Horror Vacui

Diamo conto di questo bel disco, anche se è passata un bel po' d'acqua sotto il ponte di Santa Agata dalla pubblicazione. Riferimento campanilistico, voluto perché band e solista in questione ( Fungus e ZeroTheHero) da lidi liguri arrivano, e riferimento temporale pure, perché non è che i nostri siano di quei rocker ossessionati dall'up to date. Tutto molto tranquillo. Per fortuna che, trattandosi di (magnifica) musica esattamentre in bilico tra prog e space rock, non è che l'attualità urga, come ci va spiegando da diversi anni Steven Wilson. Sia come sia: ZeroThe Hero, nome d'arte evidentemente "gonghiano" del bassista dei Fungus è titolare di questo notevole Horror vacui. Che cita scopertamentre dolcezze floydiane e sinuosità alla Ozric Tentacles, richiami ai primi Haewkwind e finezze assortite che è bello riconoscere, ben dissimulate fra le trame. Lanciamo un amo: ad esempio Floating ha l'organo di Atom Heart Mother, e buona parte della struttura di If I Had The Time degli Uriah Heep più maestosi. Il resto potete divertirvi a scoprirlo voi. (Guido Festinese)

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