De Gregori rivede, reinterpreta, e in modo singolarmente cantabile (rispetto al suo solito), e quindi estremamente piacevole (ma senza nessun "ammiccamento" o quasi), una serie di suoi piccoli o grandi capolavori: un ascolto che consigliamo. Dice il "romanaccio" che voleva farsi un regalo e soprattutto ridare vita (in questo presente e per questo difficile presente) alle sue note e alle sue parole, soprattutto a beneficio dei più giovani, che oggi ascoltano le sue canzoni, magari su suggerimento dei genitori, ma (appunto) considerandole di ieri o "storie di ieri". In questo paese in affondamento rapido, sempre più "Titanic" in mezzo a marosi oceanici (o politico economici) incontrollabili (altro che iceberg!), o semplicemente in piena autodistruzione (e in effetti propendiamo per questa seconda ipotesi), riascoltare "Viva L'Italia" e "La Storia", in versioni splendide (per altro), forse le più belle di sempre, o comunque di molto "rinfrescate", può essere d'aiuto. Un "esercizio" corroborante, che potrebbe indurre a non lasciarsi andare al generale si salvi chi può. Ci limitiamo a dire solo questo, senza aggiungere altro, restando poi da capire come sia possibile che il signor Ligabue abbia potuto permettersi di cantare "Alice", forse l'unico vero neo dell'intera operazione. (Marco Maiocco)