Uno dei pochi musicisti italiani ‘alternativi’ conosciuti anche all’estero è Marco Fasolo. Con i suoi Jennifer Gentle può infatti contare su bella fama psichedelica e dischi pubblicati dalla gloriosa Sub Pop. Non è quindi casuale che si debba a lui, e all’amico e manager Marco Damiani, questo progetto che dovrebbe ottenere apprezzabili riscontri internazionali (sempre in ambito indie, s’intende). Fasolo ha creato per l’occasione una formazione in massima parte italiana, le Universal Daughters, ha scelto una serie di classici brani, soprattutto americani, racchiusi in un periodo fra gli anni ’20 e gli anni ’70 del secolo scorso e li ha affidati a un cast di voci stupefacente per varietà e talento: da Steve Wynn a Jarvis Cocker, da Alan Vega a Baby Dee, fino al sempre suadente veterano Swamp Dogg. L’orgoglio nazionale una volta tanto piacevolmente solleticato già dispone bene all’ascolto e basterebbero tre-quattro pezzi ‘d’affezione’ per sentirsi più che contenti.
In realtà il disco è notevole non solo nel suo florilegio di nomi noti, ma anche nel lavoro strumentale di sostegno, un lavoro in grado di intessere fili soul, country ed esotico-retrò e dare ai solisti un bell'ambiente serale e appena trasognato in cui esprimersi. Se si aggiunge che il progetto serve a sovvenzionare la Città della Speranza, fondazione che finanzia la ricerca e la cura delle neoplasie infantili, si resta davvero basiti. Piacevolmente, una volta tanto. (Antonio Vivaldi)