Già se uno fa caso alla tempistica di mercato qualcosa non torna: dal precedente Have One On Me, triplo, sono passati cinque anni. E un lustro basta e avanza per spazzarti via dal ricordo. Joanna Newsom, che il Grande spirito della Musica ce la conservi, delle ragioni di mercato non sa proprio che farsene. Mutate tutte le cose che sonn da mutare (e sono un milione) Joanna si comporta come il Tom Waits dell'ultimo ventennio: fa quel che vuole, quando vuole, come vuole. Nel suo caso è sempre una bizzarro amalgama di Kaste Bush e Alice oltre lo specchio, nel reame dove si aggirano regine folli, conigli in ritardo e stregatti. Lei è principessa dei percorsi impossibili, e vola con una voce da streghetta senza orologio su tappeti d'arpa, mellotron, pianoforte, mellotron, sega da falegname suonata con l'archetto, orchestre da camera storte ed altre assortite (im)possibilità. Mai come in Divers Joanna Newsom ha avvicinato la forma-canzone rock e pop a qualcosa come un flusso di coscienza sghembo e magico, dove è letteralmente impossibile prevedere cosa accadrà il secondo dopo, e quando accade trovi il tutto naturale, e non sai spiegarti il perché. Si diceva, il Grande Spirito della Musica ce la conservi, perché ce n'è una sola così. (Guido Festinese)