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NELLA TERRA DI TRISTANO
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Tra il 1974 e il 1977 il gruppo si trasferì a Montluçon, nel centro della Francia, in un piccolo villaggio chiamato La Petite Marche. Qui nacque il secondo album del gruppo nel 1975: “Cantique”. ImageEra un lavoro diverso rispetto al precedente: il disco nasceva dalla collaborazione con diversi musicisti, ognuno dei quali proponeva brani del proprio repertorio che il gruppo avrebbe rielaborato. Tra queste collaborazioni spicca quella con Eoin O’ Duignan del gruppo Wild Geese, valentissimo suonatore di Uillean pipes. Il disco, prodotto da Tarrant, venne registrato a Parigi, Milano e Lugano. Incuriosisce ancor oggi la copertina, che presenta un disegno del XVI secolo che Roy Tarrant scovò in una biblioteca milanese. Nel 1978 il gruppo fece il suo primo concerto in Calabria, a Lamezia Terme, seguì quello di Cosenza. L’accoglienza fu sempre calorosa. A Nicastro, dopo il concerto, alcuni giovani avvicinarono i musicisti e li invitarono il giorno seguente a suonare a una festa di un partito che al tempo si chiamava Pdup. Questi ragazzi, anch’essi musicisti e appassionati del folk, chiesero un consiglio: non sapevano infatti se articolare il loro repertorio sulla musica irlandese oppure su quella calabrese. “Ma dove la trovate la musica irlandese?” chiese Mireille; “Da dischi difficili da trovare qui”, fu la risposta: “Allora suonate musica calabrese!”. Nacquero così i Re Niliu, uno dei gruppi di punta nel panorama del folk italiano. Nel Novembre del 1978 il gruppo decise di organizzare alcuni concerti a Milano. Dopo aver parlato con i responsabili del teatro Verdi di Via Pastrengo, si decise di affittarlo per dieci giorni, senza neppure prendere in considerazione la possibilità che la risposta del pubblico avrebbe potuto essere insufficiente per coprire le spese: dieci giorni di concerto non sono pochi soprattutto per un gruppo di poco richiamo commerciale. “Se non fossimo stati un po’ incoscienti – dice Mireille –  non avremmo fatto tutto quello che abbiamo fatto”. La direzione aveva messo il teatro a disposizione al prezzo del 70% di ogni incasso di serata; tutta la pubblicità e l’organizzazione erano a carico dei musicisti. Vennero stampate molte locandine e la notizia del concerto milanese si diffuse rapidamente: i Lyonesse, oltre che musicisti, entrarono così nel ruolo di organizzatori. E la risposta ci fu: in quelle intense giornate la sala di Via Pastrengo era sempre piena. Il programma dello spettacolo era ogni volta diverso, c’era molta attenzione e capacità di adattarsi al pubblico: come sempre veniva elaborata una lista dei brani da eseguire e il primo brano suonato era, naturalmente, il primo. Ma in base alla risposta del pubblico, capitava che la sequenza dei brani venisse di volta in volta modificata. Oggi è più difficile fare questo perché in genere gli arrangiamenti sono sofisticati, i musicisti provengono da esperienze diverse, e quindi un certo programma va mantenuto. Il pubblico italiano, e milanese in particolare, era in quegli anni molto caldo, partecipava con entusiasmo e ciò trasmetteva molta energia ai musicisti che tuttavia, in altre occasioni, amavano anche suonare davanti a un pubblico attento e silenzioso. Troppo spesso oggi i festival privilegiano una musica veloce e coinvolgente senza considerare che il pubblico spesso desidera anche ascoltare.



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