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NELLA TERRA DI TRISTANO
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Tracce delle sue prime apparizioni artistiche le troviamo al Le Bourdon nel 1970. Il folk-club era nato il 15 Dicembre 1969 in una piccola via del quartiere di Montparnasse, chiamata “Impasse Odessa”. Là c’era un locale che era stato concepito da Romain Bouteille, il proprietario, come un caffè e un teatro nello stesso tempo (da qui il nome Café-Théâtre). Tra i suoi commedianti c’erano personaggi del calibro di Miou-Miou e Coluche: Romain era molto orgoglioso della sua “creatura”. Ma i Lunedì i teatri erano chiusi ed ecco che, con grande disponibilità, Romain mise il suo locale  a disposizione degli appassionati del folk. La sera fatidica dell’inaugurazione Jean-Pierre Morieux e il fratello di Mireille, Jacques Ben-Haïm (più noto come Ben), prepararono dei manifesti che vennero affissi all’ingresso dell’Impasse Odessa e alla vetrina del Café. Non rimaneva che attendere nella speranza di una, almeno minima, partecipazione di pubblico. Con grande sorpresa il locale si riempì e un centinaio di persone assistettero a quella prima, indimenticabile, serata che venne conclusa da un Alan Stivell in forma smagliante. Le serate si susseguirono con la formula della “scena aperta”, per dar modo a tutti gli artisti di esibirsi: in breve il folk-club, che aveva la ghironda come simbolo, superò il numero ragguardevole di mille abbonati. Ma i rapporti con questo locale divennero a un certo punto tesi: gli attori volevano recuperare l’agibilità del locale il lunedì per potere provare gli spettacoli. Fu così che Catherine Perrier e il suo compagno John Wright trovarono una “cave” nel quartiere dell’Opéra, in rue de la Sourdière: quella fu la prima vera sede del Bourdon. L’inaugurazione avvenne il 17 Febbraio 1970: non c’erano ancora sedie e si decise di stendere una moquette sul freddo pavimento in pietra in modo da rendere un po’ più caldo l’ambiente. Era una cantina questo locale, col soffitto a volta e un centinaio di posti a sedere: un luogo unicamente pensato per la musica dal vivo. La sera della settimana dedicata alle esibizioni c’era il pienone, bisognava arrivare per tempo per trovare un posto e chi voleva cantare o esibirsi, poteva eseguire un paio di pezzi, esattamente sul modello del centro americano di Lionel Rocheman. Nelle altre sere si tenevano poi degli stage per imparare gli strumenti.



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