Dunque, negli ultimi anni il nostro, sempre più deforestato in testa, ma sempre più ringiovanito in voce e tocco, un mistero biologico sul quale bisognerà indagare, è riuscito a: ritrovare le proprie radici psichedeliche, a viaggiare nell'Americana, a fare un disco da solo e con orchestra assieme, a incidere a fedeltà zero, sotto i tacchi, insomma (lui che s'è inventato il miglior sistema per digitalizzare la musica!), e diverse altre cose. Frastornando piacevolmente tutti. Tranquilli, la festa continua. Qui si torna al Neil Young da invettiva elettrica e dito puntato, quello del 2006 di Livin' With War. Ma il bersaglio unico, come dice il titolo, non sono più le smanie belliciste a stelle e strisce, è la multinazionale Monsanto, gigante indisturbato degli organismi geneticamente modificati che vanno a finire nei nostri piatti. E che ha già messo in moto legioni di avvocati e p.r.. Neil Young si scaglia come un bufalo contro tutta la filiera della menzogna con nove canzoni da nervi scoperti. Cava dal cappello un country rock scamiciato e fumante, fremente ed elettrico, ai bordi del garage di Fork In the Road. Con occasionali rimpolpi di cori, sbuffi accorati di armonica, la voce leggendaria che si incrina sui cavalloni elettrici, i fischiettii sarcastici in A Rock Star Bucks A Coffee Shop (a voi scoprire il gioco di parole). E stavolta non ci sono i fidi Crazy Horse, ma i giovani Promise Of The Real di Lukas e Micah Nelson, figli dell'outlaw Willie Nelson. Cambio di addendi e watt che non modifica la somma. (Guido Festinese)