Il sangue non è acqua, o almeno così si dice. E il sangue può essere un buon punto di partenza per raccontare (presentare) Mirel Wagner e la sua musica. Originaria dell’Etiopia ma cresciuta in Finlandia Mirel porta qui i segni del vecchio blues africano, sposati a un’attenzione sonica di marca nordica. Unisce istinto e cura per l’atmosfera, pancia e precisione. Il disco, secondo per MW, primo per Sub Pop, è un crudo esercizio di scrittura. La voce e una chitarra, percossa più che suonata, sono gli unici ingredienti (se si eccettua qualche raro ribollimento elettrico) e le canzoni mostrano una maturità (compositivo) e una personalità (melodica) di prima grandezza. È ascoltando dischi così che ci si rimangerebbe volentieri lodi eccessive a penne inferiori (ma tanto è sempre troppo tardi). E allora tanto vale lodare Mirel, qui e ora, e festa finita. (Marco Sideri)