Le storie e le recensioni di rock sono piene di luoghi comuni sul “difficile secondo disco”, o terzo, o quarto, e così via. Ogni disco è difficile, dal primo all'ultimo, magari quarant'anni dopo. Ogni disco è facile, se si hanno idee e suono. I Keston Cobblers al secondo disco fanno un centro nel bersaglio anche più evidente di quello realizzato col primo. Hanno affinato quel suono strano e affascinante, fatto di strati e strati di arrangiamento, alla Beach Boys, e ulteriormente messe a fuoco deliziose voci pop sciupate o argentine, o tutti e due gli elementi assieme. Poi c'è, messo in risalto, un oscuro tambureggiare e un borbottare di tuba che porta a hook melodici irresistibili. Insomma, ritrovata l'anima del brit pop più elegante ed elusivo, e del suono californiano che fu, messi in conto anche precari sbuffi di synth analogici alla Grandaddy, ed una grandeur alla Musée Mécanique, ecco un piccolo capolavoro rock da non perdere, con Wildfire. (Guido Festinese)