Per chi ama la musica americana che discende da Dylan ma senza complessi d'inferiorità, esce Undress, il nuovo disco dei Felice Brothers. Un disco di facile ascolto, con un rinnovato tocco di militanza politica, seppur blanda. La vena di Ian Felice, sempre un po’ malinconica, qui trova parole di critica verso l'amministrazione Trump, senza sventolare bandiere ma con ironia e sagacia. Musicalmente, oltre a quanto detto in precedenza, si sentono influenze springsteeniane (in zona Seeger sessions) ma anche l'eco ironica di John Prine e quella più disincantata di Conor Oberst. Peraltro le strade dei due cantautori si sono incrociate (nei dischi Ruminations e Salutations) e i Felice Brothers hanno accompagnato Oberst come backing band. Da artista completo, Ian Felice disegna anche la copertina floreale, dimostrando una certa perizia, magari un po’ naif... (Fausto Meirana)