Dietro questa sigla si cela il talentuoso Tobiasz Bilinski, giovane songwriter e musicista polacco, alle prese con una strumentazione elettronica (guitar synth, drum machine, programmazione, macchine ritmiche, piano digitale ed ovviamente tastiere) che fa da sfondo alla sua bella voce, proiettando l'ascoltatore in atmosfere techno-pop che profumano di anni Ottanta, ma che sanno pure aggiornare il sound di quella decade in termini più moderni, sotto il profilo sia della scrittura musicale, sia della produzione, decisamente moderna e mai patinata (del resto, il lavoro esce, non casualmente, per la Sub Pop ed in più punti pare di ascoltare una versione più sintetica e tecnologica dei Dinosaur Jr). I Perfect Son non sono – comunque – una one man band ed i tre collaboratori del leader forniscono un contributo comunque assai importante (con una batteria vera ed una chitarra significativamente presente): pertanto non si tratta di semplici comprimari. Le canzoni sono alquanto ben costruite e le melodie non banali, con talvolta quel gusto post che contraddistingue spesso questo tipo di prodotti musicali.
Registrato tra Varsavia e Filadelfia, Cast è in definitiva un gran bel lavoro: è luminoso, emozionale e camaleontico, come l'artista che lo ha composto, sovente capace in carriera di mutare pelle. Sfumature barocche fanno capolino qua e là, ma senza appesantire i brani. Anzi, dandogli un qualcosa in più. (Davide Arecco)