È la storia di molti: da inizi casuali e a bassa fedeltà si arriva, presto o tardi, a scrivere canzoni nella vena più tradizionale del canzoniere americano. Il punto è: quanti riescono a farlo con grazia? Senza perdere lo slancio degli esordi, senza prendersi troppo sul serio? Uno, a giudicare dalla strada percorsa fin qui, è Kurt Vile. A parte il nome da nemico di Batman (che comunque non fa male) KV riesce a mantenere un approccio svagato alla canzone (tipico di quello che un tempo si chiamava rock indipendente) a fianco di una scrittura che arriva, oggi, a compiersi in modo quasi definitivo. Ci sono momenti di esuberanza (Pretty Pimpin è rock sudista senza la carica conservatrice), ballate in punto di banjo, vagabondaggi visionari. C’è un solido disco americano. Che a scriverlo non è gran cosa. Ma a ascoltarlo ci si sente (molto) bene. (Marco Sideri)