La lista di padri o patrigni musicali di questo The Gathering potrebbe non avere mai fine: Neil Young e i suoi Cavalli pazzi, Richard Thompson, persino certo antico Will Oldham (nella apparente fragilità delle parti vocali). Ma raccontare/giudicare il disco guardando indietro o agli altri sarebbe un errore. The Gathering si difende egregiamente da solo. 7 lunghe ballate dall'ossatura folk (con una preferenza per la melodia britannica) attraversate da un'elettricità satura e moderna. Da una parte la scrittura, solida e rassicurante, a tratti luminosa; dall'altra il suono, spesso e corposo, vero protagonista sulla scena. E così lunghi intermezzi strumentali spezzano il filo delle canzoni, elettriche e tastiere si impastano con la sezione ritmica, la nostalgia del folk spazzata via nel rumore intorno.. In due parole: dei finti conservatori. (Marco Sideri)
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