Forse per l’aspetto da perenne studentessa Laura Veirs continua a far pensare a una nuova artista e invece è sulla scena da oltre dieci anni. Se non proprio una veterana, la si può dunque considerare una battistrada per le ragazze musiciste di oggi, da Laura Marling ad Alela Diane. Dopo i lavori incisi per la Nonesuch, July Flame riporta la cantautrice di Portland in ambito indipendente e in un contesto meno rock rispetto al passato, mentre resta inalterato il melange testuale di introspezione e metafore natural-ambientaliste. I suoni più tenui aiutano a percepire un’inalterata finezza compositiva che solo qualche volta sfocia nel sorriso buono e un po’ ovvio (Good Time Blues), mentre altrove sceglie modalità oblique per giocare con la tradizione (Where Are You Driving, alla Gillian Welch) o un tono trasognato per affrontare i sempre scivolosi percorsi intimisti (Little Deschutes). Unico momento davvero corposo del disco è la title-track , che fa curiosamente pensare a Kate Bush. (Antonio Vivaldi)
vedi sotto video