Schiantati gli Auteurs in mezzo alle recriminazioni (soprattutto sul fatto che il pubblico non sia stato capace di capirli e celebrarli come si deve), Luke Haines fonda i BBR insieme a John Moore (già Jesus And Mary Chain) e la cantante Sarah Nixey nel 1998; rinuncia risentito ad occupare il centro del palco e si dedica solo alla chitarra, confermando tuttavia con le dodici canzoni dell’esordio le caratteristiche della propria musica: essere pop, cattiva e inglese. Accanto a melodie magistrali, le parole (e il tono) delle composizioni tradiscono un cuore di tenebra, occupate come sono a cantare di naufragi, rapimenti, psicosi e devianze varie, beandosi, fin dal minatore glam della copertina, della propria decadente britannicità. L’effetto è straordinario: la voce della Nixey (metà ingenua eroina, metà strega cattiva) abita con disinvoltura e carisma le canzoni, mentre Haines e Moore, sotto, agghindano melodie da primo premio con trovate originali e classiche allo stesso tempo. L’iniziale Girl Singing In A Wreckage, Child Psychology e Wonderful Life, per citare le più evidenti, sono prova di un talento fuori dal comune: ballate dal passo medio (né svenevoli, né affannate) che conquistano fin dal primo incontro ma non stancano sulla lunga distanza. I BBR, nonostante l’alto potenziale melodico e l’indubbio impatto dei brani, non “sfondano”, rimanendo come d’abitudine per Haines nel limbo dei criticamente osannati. Prima di sciogliesi, i tre esaspereranno via via, la propria vena pop arrivando con l’ultimo Passionoia ad un pop sintetico maliziosamente anni ’80. Ma nel frattempo Luke Haines si è già reinventati baffuto e solista. E questa, come si dice, è un’altra storia. (Marco Sideri)
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