Alcuni articoli positivi sul Village Voice, una serie di esibizioni molto applaudite in un tempio della canzone d’autore come il Folk City di New York e “praticantato” tanto precoce quanto efficace nel mondo della musica. Con questi biglietti da vista di tutto rispetto, Suzanne Vega si affaccia nel panorama discografico a metà anni Ottanta. Basterà il disco d’esordio, pubblicato nel 1985, per consacrare un’artista di indubbio talento poetico e musicale. La sua voce delicata e avvolgente conquista un pubblico sempre più vasto e si rivela ideale per infondere la giusta dose di intensità alle ballate folk di grande impatto letterario che l’artista compone fin dall’adolescenza. Ma sarà Solitude Standing a consolidare la notorietà della giovane songwriter. Prodotto da Lenny Kaye e arrangiato da Steve Abbado, l’album conferma la forte vocazione letteraria dell’autrice, ne enfatizza l’abilità vocale e rivela una capacità assai poco diffusa di fare”squadra” con gli artisti che collaborano alla messa a punto del lavoro. Gran parte delle canzoni di Solitude Standing precedono di vari anni la pubblicazione dell’album e sono certamente attribuibili alla sola Suzanne Vega.Eppure, l’artista ha voluto che alcuni musicisti, quelli che hanno dato il maggiore contributo alla veste sonora dell’album, venissero accreditati come co-autori dei brani. L’aspetto poetico, però, è attribuibile solo alla sensibilità delicata e attenta di Suzanne Vega Un brano in particolare, Luka (una storia di abusi sui minori narrata con sofferta e attonita partecipazione), conquista una rapida e meritatissima fama. Anche la romantica Gypsy, le accattivanti Night Vision e In My Eye spiccano per classe e forza d’attrazione, assieme alla celebre Tom’s Diner, brano a cappella che conferma l’eccellente vocalità di Suzanne Vega. (Ida Tiberio)
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