Garland fece ascoltare alcuni accordi a Pepper e la registrazione ebbe inizio: la limpida bellezza della versione di “You’d be so nice to come home to” sembra essere il frutto di una meticolosa organizzazione e non una sorta di improvvisazione concordata. Il suono dell’alto di Pepper è limpido, luminoso e solare (agli antipodi dalla sua spaventosa vita privata di quegli anni), le frasi nette e compiute: sia in un blues come “Red pepper” che in “Straight life”, la sua composizione più famosa, sia in uno standard come “Star eyes” che in un medio tempo come “Imagination”. “Waltz me blues”, “Jazz me blues”, la latineggiante “Tin tin deo” e il bop di “Birks works” completano il programma di un disco divenuto un vero e proprio classico, tra l’altro inciso secondo i migliori canoni dell’alta fedeltà. Un autentico capolavoro. (Danilo Di Termini)
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ART PEPPER - Meets the rhythm section (Contemporary 1957)
ART PEPPER - Meets the rhythm section (Contemporary 1957) Hot
Fino alla mattina di quel diciannove gennaio 1957 Art Pepper non era al corrente che avrebbe dovuto registrare una seduta con la celebrata “rhythm section”, il trio formato da Red Garland al pianoforte, Paul Chambers alla batteria e Philly Joe Jones alla batteria che in quel periodo accompagnava Miles Davis. Tutto era stato predisposto da Lester Koenig, il fondatore della Contemporary, ex produttore cinematografico passato alla musica a causa della caccia alle streghe del maccartismo, insieme a Diane, la compagna di Pepper: entrambi sapevano che mettere di fronte al fatto compiuto il trentaduenne sassofonista californiano (già completamente devastato dall’eroina) era il modo migliore per prepararlo all’incisione e i risultati diedero loro ragione in pieno.
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