Laura Stevenson, agguerrita cantautrice newyorchese, conferma l'ottimo momento del rock al femminile, un parterre affollato di performer di grande spessore come Sharon Van Etten, Eleanor Friedberger o l'australiana Courtney Barnett. La Stevenson sembra riconoscere un certo debito con l'alternative rock degli anni '90 di gruppi come i Lemonheads di Evan Dando e con la sottovalutata Liz Phair, personaggio decisamente da riscoprire. Cocksure, sintetico ed efficace termine inglese che si può tradurre a braccio con "sicura di sé con un pizzico d'arroganza", la dice lunga sull'intensità delle canzoni del disco, condite di aspre chitarre elettriche e cariche di feroce determinazione per emergere sopra il brusio della folla. Ci sono anche brevi momenti dove l'atmosfera si distende e affiora persino una fisarmonica, come nel brano d'apertura, ma nelle canzoni della Stevenson c'è sempre freschezza, energia e una buona percentuale degli ingredienti base del rock: sangue, sudore e lacrime. (Fausto Meirana)