Ci sono musicisti monolitici (dediti a un suono solo e alle sue sfumature per una vita intera) e musicisti diffusi (che bazzicano luoghi e suoni diversi, per vedere l’effetto che fa). La chiave, per entrambi, è la personalità: se manca, sono dolori. Se, invece, c’è, allora anche ripetizioni e deviazioni possono affascinare. Hugo Race ha personalità, ed è vagabondo, per natura. Qui (insieme agli italiani Fatalists) incarna il lato folk e ombroso della sua ispirazione in ballate rotonde e riuscite. Ci sono arpeggi, duetti, sospiri, qualche accenno rock ma, perlopiù, molta atmosfera e una voce profonda; vale a dire: i due ingredienti chiave di certo cantautorato da punk pentiti. È facile che questo disco (bello il titolo che pare un film di serie B) si perda nella confusione intorno. Peccato, però, perché, nel suo genere, non gli manca proprio nulla. (Marco Sideri)