Traguardo raggiunto, superato di slancio, e con qualche sostanziosa riserva di ossigeno ancora in serbo, per i gloriosi Fairport Convention. Il nastro da tagliare era quello del mezzo secolo di attività, cui allude anche il titolo. Racconta Dave Pegg, voce senza tempo e pulsante bassista del gruppo da quarantasette anni che Fairport è sempre stata, in ogni incarnazione, essenzialmente una macchina da suono per i palcoscenici, al di là dello status simbolico di certi loro dischi in studio che hanno incantato un paio di generazioni contribuendo a costruire la sostanziosa leggenda del folk rock d’Albione. Dunque anche qui il succo del palco è ben evidente: nella scelta di una buona metà dei brani ripresa dal vivo. Con risultati eccellenti, verrebbe voglia di chiosare: perché quando a raggiungere sule assi i Fairport è Mr. Robert Plant, che costruisce una Jesus on the Mainline da manuale del country blues gospelizzato, con tanto di sbuffi d’armonica cavata dai ricordi dei primi Zeppelin, e quando poi in The Lady of Carlisle è Jacqui McShee degli Steleeye Span a prendere con eleganza il posto che fu della torreggiante e Sandy Denny, i conti tornano tutti. Finisce il cd, e viene voglia di ripartire da capo, perché tanta aggraziata eleganza senza segni di incipiente senilità se la possono permettere in pochi, oggi. (Guido Festinese)