Dunque, esercizio di stile compilatorio. Provate ad andare con la memoria ai gloriosi Gun Club che furono, nel loro cavar fuori melodie strazianti dal cilindro del (post)punk, poi aggiungente la minacciosa, tambureggiante attitudine dei Kevin Cobblers Club, e di club ne otterrete uno nuovo, quello dei Vita Bergen. Che sono in otto, arrivano dalla Svezia, e nel loro Paese si sono meritati un bel riconoscimento come miglior gruppo rock emergente. Tant'è che Glitterhouse ha fiutato la grandezza, e pubblica il primo disco. Che è bello, potente, a tratti squassante per la crudezza asciutta delle due voci innestate su giri armonici tanto semplici quanto efficaci, e ricorda un sacco di altre cose: ad esempio la grandeur degli U2 quando ancora erano dei ragazzi irlandesi con un grande avvenire davanti, molte idee e molto suono, lo spectoriano “wall of sound” applicato alla polpa sonora che avvolge il tutto, e così via. Post punk pop come dovrebbe essere sempre: efficace, diretto, misteriosamente semplice, semplicemente complicato, in modo da attizzare il gran falò del rock che forse non brucia più tanto, ma neppure è cenere. (Guido Festinese)