Ventiquattro date, tra Stati Uniti, Canada e Inghilterra. Quaranta canzoni, come sono quaranta gli anni che ci separano da questo tesoro ritrovato. Centottantasei pagine di libretto, con decine di foto mai viste prima, e un dvd, se non vi fosse bastato il tutto. A volte le cifre secche e l'aridità aritmetica rischiano di affossare il sogno, per cui fate finta di non avere letto nulla fino a questo punto. Perché il punto vero è che CSNY 1974 non è una serie di numeri. E' lo scrigno perduto della California libertaria che fu: perché oggi bisognerebbe spiegarlo nei licei cosa voleva dire il verso “We are leaving, you don't need us” che trovate in Wooden Ships. O che dire che se uno si era “quasi tagliato i capelli” ( Almost cut my hair) non era faccenda estetica, ma etica. Non c'entravano i gusti personali né lo stile. E che l'inedito tassello Goodbye Dick cantato da un divertito Neil Young al banjo era dedicato a un presidente che mandava i ragazzi a morire in Vietnam nel fango, e fu travolto dal suo stesso fango mediatico. Con tutto il rispetto per i gentiluomini retromaniaci come Jonathan Wilson o Fleet Foxes, quel suono era già tutto qui. Ascoltare senza pregiudizi, come si suol dire. E bastava e avanzava, a giudicare da quanto emerge. Il resto è lezione ed esercizio di calligrafia. (Guido Festinese)