Questo è un disco dove tutto è extralarge: la durata della gestazione, l’intensità dei sentimenti espressi, la profondità della messa a nudo interiore, la lunghezza di molti brani e persino il fisico dell’autore. Se l’album di murder ballads inciso nel 2008 con Bob Frank (“World Without End”) regala ancora oggi ottimi ricordi, pessime memorie sembrano aver lasciato in Murry gli anni da allora trascorsi, una sorta di tunnel vissuto fra miserie da eroinomane e strazi da marito abbandonato. Di queste cose parla The Graceless Age e una materia umanamente così pesa viene trattata in modo artisticamente magistrale lungo canzoni dove pathos e brutalità vengono strutturati in forma di melodie commoventi e, volendo, lenitive e rassicuranti. Sperando che rassicurato si senta, infine, anche il loro autore. (Antonio Vivaldi)