Ain’t No Grave è il primo album realmente postumo di Mr Cash. Il precedente A Hundred Highways, infatti, benché pubblicato dopo la scomparsa, era un lavoro organico, suonava voluto e vissuto dal vecchio Uomo in nero. Questo breve commiato, invece, ha il sapore malinconico del tributo, degli ultimi passi mossi solo con l’aiuto del bastone (nel caso specifico, il produttore/amico Rick Rubin). La voce di Johnny, debole e fascinosa come mai, è incorniciata in suoni chiari e potenti, che a tratti contrastano con la natura rotta delle performance. Il repertorio, una lunga riflessione sulla morte, non tenta fughe in avanti come in passato, dove i Nine Inch Nails diventavano materia da Vecchio testamento: si accomoda su penne più prevedibili, tra standard e ballate. Ma la personalità, e la forza, di quella voce sono qualcosa per cui rendere, anche oggi, grazie. (Marco Sideri)
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