Sonny Rollins, piuttosto acciaccato nel fisico, ma ben lucido con la testa, ha dichiarato, a proposito di questo disco, che è come se fosse stata scoperta una nuova stanza segreta nella Grande piramide. Bella immagine, perché questi nastri del marzo del 1963 davvero erano un grande buco nero nella storia del jazz. I fatti ci dicono che il 7 marzo John Coltrane con il suo quartetto stellare (McCoy Tyner, Jimmy Garrison, Elvin Jones) avevano una seduta di registrazione prenotata con il vocalist Johnny Hartman, per incidere un disco non certo memorabile. In realtà il giorno prima il Quartetto era già in studio, per tutto il giorno, e anche per provare brani nuovi. Una copia di quei nastri (bobina originale scomparsa) finisce a casa Coltrane: lui vuole farli ascoltare alla moglie. Fine della storia.
Riemergono oggi, quasi mezzo secolo dopo, e con la curatela di Ravi Coltrane, figlio del grande John. Tre i brani totalmente inediti, due in forma canzone, con sigla numerica, uno un memorabile “Slow blues” da undici minuti che scava nell'anima. Compare l'unica versione in studio esistente di “One Up, One Down”, e una in trio della sognante “Nature Boy”. Il Quartetto è un congegno di precisione assoluta, ma l'emozione, tanti anni dopo, è intatta, e, semplicemente, vengono i brividi, all'ascolto. (Guido Festinese)