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ROCK EN SEINE - Paris, 28-29 agosto 2008
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Scars On Broadway
Poco interessata ai concerti di Jamie Lidell o dei Louis XIV, il secondo giorno scelgo di arrivare al festival con calma, per guadagnare un buon posto al concerto degli Scars On Broadway. Uscito da poco, il loro esordio omonimo è un disco che al primo ascolto lascia freddini: il suono è quello dei SOAD, ma si avvertono la mancanza della voce di Tankian e della produzione di Rick Rubin. Il chitarrista e principale compositore nei SOAD, Daron Malakian, ha scelto di far tutto da solo, aiutato dal batterista John Dolmayan; il che non aiuta a dinamizzare il suono, mentre non mancano canzoni valide. Su scena, ovviamente, il duo è accompagnato da una banda completa di tastiere, seconda chitarra e basso; ingrassato e con un abbigliamento che ricorda in modo preoccupante gli ZZ Top, Malakian si rivela invece la grande sorpresa del festival. Gli Scars interpretano in meno di un’ora l’intero disco, con una compattezza e una furia che portano il pubblico delle prime file a scatenarsi in un gigantesco mosh. Malakian lascia i brani migliori, Funny e il singolo They Say, alla fine, interpretandoli come un invasato. Un concerto entusiasmante, dopo il quale si torna anche al disco con una visione differente. Poche parole per i due concerti che seguono: ho sempre pensato che ai Jon Spencer Blues Explosion non mancano né suono né attitudine, ma le loro canzoni sono veramente prive di interesse; l’esibizione dal vivo conferma, a volte sembra di sentire l’energia degli Stooges, ma è difficile distinguere un brano dall’altro, e il risultato alla fine è noioso. Per certi versi un discorso simile si può fare per The Roots, alla seconda apparizione al Rock en Seine. A parte i singoli, latitano brani davvero validi. Sul palco però non mancano momenti divertenti; il concerto è costruito come una sorta di medley, che si accende quando la band interpreta una lunga You Got Me, nella quale compaiono accenni di Sweet Child O’ Mine e Immigrant Song.

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