E quattro. La “fratellanza” inventata dal Mr. Chris Robinson, un tempo metà esatta delle menti e e dei cuori che mandavano avanti i Black Crowes approda al quarto lavoro in studio, dopo un exploit a doppietta, ormai diversi anni fa, e un terzo capitolo, Posphorescent Harvest che non aveva convinto tutti. Chi conosce Robinson sa cosa attendersi, più o meno: dove il più o il meno signifca quanto il rocker oggi cinquantenne con la voce slabbrata (un misto fra il Bowie degli esordi e il piccato Dylan metà anni Sessanta) voglia aggiungere o togliere dai suoi ingredienti claccic rock.
Che poi sarebbero rhythm and blues e soul in salsa bianca, come capitava di fare anche alla Band di Robbie Robertson, affondi psichedelici e jammati southern rock dove la musica turbina e sembra ripendere la via delle stelle liserigche, rock puro e nudo con quelle magnifiche sequenze di accordi semplici che ogni volta rammentano qualcosa di classico, e ogni volta ribadiscono che il tutto è vivo e vegeto, qualche scampolo blues, qualche bizzarria proto heavy prog infilata a speziare il tutto, soprattutto dalle dita del tastierista Adam MacDougall. Com'è stavolta, il tutto? Caldo, molto caldo. Un disco ad altissima caratura sensuale, dove ogni brano sembra contribuire a rinfocolare l'incendio. (Guido Festinese)