Luglio 1970, vigilia dell'Indipendence Day. Il governatore della Georgia non vede di buon occhio le quattrocentomila persone coi capelli lunghi e i vestiti colorati che hanno messo sotto assedio pacifico venticinque acri di terreno per ascoltare musica rock e blues. L'anno prima ne erano arrivate centocinquantamila. E tanto meno vede di buon occhio la stella delle tre serate, Jimi Hendrix. Nero e mezzo pellerosse, uno che, gli han detto “fa strani rumori con la chitarra”. Che è agli sgoccioli della sua brevissima vita, ed al massimo della potenza sonora e poetica. Quando sale a mezzanotte sul palco con il suo Trio scatena una deliziosa tempesta elettrica che lascia basiti tutti. E la versione di Star Splanged Banner sembra addirittura più potente e visionaria di quella incisa a Woodstock l'anno prima. Finalmente si apre un'altra fessura negli scrigni hendrixiani custoditi dai molossi della famiglia. Sedici brani, due in più nel documentari, Electric Church, che uscirà a ottobre. Valeva la pena aspettare trentacinque anni? Valeva la pena, l'aveva detto anche Jimi: “quando non ci sarò più, ascoltatevi i dischi”. (Guido Festinese)