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AN EVENING WITH… DANDO SHAFT - Storia di un gruppo, quasi, dimenticato
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Nel 1972 uscì per la RCA il terzo album “Lantaloon”, preceduto dal singolo “Sun Clog Dance / This Gift”. La strada seguita è quella del secondo disco ma in questo caso sembra che la band abbia una certa crisi creativa, le composizioni si susseguono senza brillantezza: il disco non si può annoverare tra quelli memorabili. Il successo in effetti fu relativo, nonostante il notevole battage pubblicitario con cui era stato annunciato. Fu in seguito a questa delusione che il gruppo si sciolse. Polly Bolton lavorò temporaneamente in un pub, poi formò un duo con Kevin Dempsey e infine decise di partire per gli states. Martin Jenkins entrò invece a far parte degli Hedgehog Pie, gruppo col quale incise due album (“Hedgehog Pie” e “The Green Lady”) per la Rubber Records. Proprio per la Rubber uscì nel 1978 “Kingdom”, un nuovo disco dei Dando Shaft. La sorpresa fu grande. Era successo che un anno prima il gruppo aveva deciso di riunirsi per dare vita a un nuovo progetto, per quanto dagli obiettivi un po’ incerti. L’album si arricchì della presenza di alcuni ospiti illustri, tra i quali Rod Clements dei Lindisfarne e il leggendario bassista dei Pentangle Danny Thompson. Ma tutti i componenti della band avevano ormai una propria carriera e progetti personali definiti: “Kingdom” fu così una luce che, come un lampo, s’accende per un istante prima di spegnersi. Peccato. Peccato perché con i gruppi e i loro dischi instauriamo, come ascoltatori, un legame affettivo, fino a desiderare che un’esperienza artistica possa durare in eterno. Ma ciò, razionalmente, non é possibile e rimaniamo coi nostri sogni.

 

 



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