Arrivano da Los Angeles i Moaning, un posto che ha avuto (ed ha) una sua bella rilevanza nella scena post punk e indie rock. Sono in tre, sanno mettere le mani sulla produzione dei suoni, e si sente (due su tre quando non hanno gli strumenti in mano sono fonici), uno è un illustratore di fama. Un paio d’anni fa l’esordio, adesso la conferma con un disco che sposta anche l’equilibrio del suono: che rimane un indie rock teso e vagamente claustrofobico, ma non più legato solo all’assedio chitarristico. Sono arrivate le tastiere, che intervengono con fondali, folate, loop e unisoni con le sei corde che ricordano certi anni Ottanta, o danno un sapore retrò vagamente Talking Heads, peraltro avvicinabili anche per la trattenuta carica nevrotica del songwriting. Se vi piace il rock che lascia i nervi un po’ scossi, ben scritto e per nulla conciliante, anche quando le melodie scorrono piane e perfettamente riconoscibili, il disco è per voi. (Guido Festinese)