Gli ultimi anni hanno portato un vero profluvio di registrazioni dagli sterminati archivi dylaniani. Non sempre, ma spesso dedicati a momenti cruciali degli anni Sessanta, quando il folksinger prese vesti e gesti da rocker, e viceversa, creando un unicum incendiario e disturbante. Massimo rispetto, come si suol dire. Ma c’è anche da pagar pegno a chi ama altre fasi del Signor Zimmermann, ad esempio la folgorante prima metà del decennio successivo, con un Dylan ultratrentenne perfettamente a fuoco nell’ispirazione, nella scrittura e nella musica, dove anche episodi apparentemente minori ( Pat Garrett & Billy the Kid, ad esempio) col senno di poi sono da considerare grandi dischi. Il capolavoro è stato Blood on the Tracks, uno dei migliori dischi dylaniani di sempre, con quel piglio cruciale e indispettito e canzoni pressoché perfette. Sappiamo che Dylan quel particolare taglio nervoso lo cercò a lungo, alla fine abbandonando tutte le incisioni già tentate del disco, e usando anche il trucchetto di alterare la velocità delle bobine per ottenere un suono più secco e tagliente. Adesso però saltano fuori le “prime” registrazioni, e sono un pendant favoloso al disco celebratissimo: in pratica l’intera scaletta brano per brano, chitarra e voce, in un brano anche un contrabbasso.
Chi conosce il disco qui troverà un Dylan molto più “cool”, quasi indolente nel porgere brani capolavoro come Shelter Form The Storm e Tangled Up in Blue. E in coda la solita grande canzone scartata, Up To Me, che per molti altri songwriter sarebbe il pezzo pregiato del disco. Lui se lo può permettere
Edizione per completisti maniacali in 6 cd. Meglio la secca “replica” in un solo cd. Adesso speriamo si aprano gli archivi di Pat Garrett e di Planet Waves. E’ tempo. (Guido Festinese)