Dopo gli esordi fulminanti dei primi due album e la benevolenza della critica – complice il passato sentimentale con Jeff Buckley e frequentazioni musicali importanti (Antony, David Sylvian, Rufus Wainwright) – la vena di Joan Wasser (che sostanzialmente coincide con il progetto JaPW) sembrava decisamente appannata (anche se personalmente avevo trovato “The Classic” del 2014 un disco sostanzialmente riuscito). Con “Damned Devotion”, se pur con una configurazione sonora aggiornata - una sorta di elettro-soul (bianco) d’autore molto accattivante e minimale - dal punto di vista compositivo torna innegabilmente ai vertici. L’intrigante apertura di “Wonderful” (languorous come scrive il Guardian), il riuscitissimo riff di “Tell me”, il ricordo del padre di “What Was It Like” o “The Silence”, con l’inserto di un canto registrato durante la Women’s March che si è tenuta a Washington nel gennaio 2017 (“My body my choice, her body her choice”), sono lì a dimostrare che Joan è oggi più consapevole e matura e anche musicalmente più completa. In tournée in Italia tra il 24 e il 28 marzo a Mestre, Firenze, Milano e Roma. (Danilo Di Termini)