Siamo abituati a considerare le amare canzoni di Mary Gauthier quasi un esorcismo per i propri demoni esistenziali: una pratica di sublimazione che ha regalato dischi di rara intensità. Qui il presupposto è esattamente rovesciato: la Gauthier fa molti passi indietro, e decide di appoggiare un'associazione che si occupa di reduci traumatizzati dalle mille missioni militari che gli Usa hanno in corso, uno scherzetto che costa al Paese milioni di dollari, e una media di venti suicidi al giorno. Assieme a loro Mary ha scritto le canzoni di “Fucili & grani di rosario”. quasi un microfono aperto di storie vere su chi ha visto l'inferno, ne è stato parte, e se l'è pure riportato a casa: e a volte i diavoli erano gli stessi commilitoni, come nel racconto della meccanica in divisa in “Iraq”, dove gli stupratori sono i commilitoni.
Rifulge di una luce oscura e disperata questo disco, una sorta di country rock gotico e imploso che affascina al primo ascolto, e che, peraltro, si può apprezzare appieno anche leggendo i testi, pure in versione italiana. (Guido Festinese)