I Floyd senza Waters sono stati un'impeccabile navicella scintillante alla deriva senza comandante in plancia a dare una direzione altra che non fosse una rotta abusata e prevedibile. Roger Waters senza i Pink Floyd attorno è stato, ed è, un comandante pieno di idee e di voglia di osare senza le persone giuste attorno per fare il grande balzo. Risultato: alla deriva gli uni, con modesti progetti solistici, alla deriva l'altro, a celebrare se stesso con un “Muro” sempre meno giustificato e sempre più monumentale. Salvo piazzare qualche colpo intermittente a memoria di antichi fasti. L'ultimo colpo ben piazzato, necessario ma non sufficiente per i Floyd è stato, checché se ne discuta, l'ambiguo e notevole Endless River: tant'è che alla guida del suono non c'erano i Floyd, ma gente floydiana quanto loro.
Nel carniere: almeno tre brani memorabili. L'ultimo colpo ben piazzato di Roger Waters si intitolava Amused to Death, e parlava di un'umanità estintasi, nell'interpretazione degli alieni, perché “morta dal ridere”. Un altro modo per ribadire, nella classicità del pensiero watersiano, che “il sogno del dopoguerra” di una generazione era finito in un'esplosione che faceva l'effetto di un implosione, come nel finale di “On the Run”. Ciò premesso, il sogno del dopoguerra oggi, seppellito nel grigio argentato dei cellulari ultima generazione, a rimuovere la tempesta di colori di una generazione, fa chiedere a Waters se “E' questa la vita che vogliamo veramente?”. No, non è questa, piena di nuovi “omuncoli del destino” alla Donald Trump che assomigliano molto ai maiali di Animals. Stipata di cattiveria, di pressappochismo, di superficialità emotiva e mediatica spacciata per velocità di informazione a vantaggio di tutti. Il vecchio e disilluso socialista inglese ricicla se stesso in parole dure e suoni magnifici e floydiani del tutto prevedibili. Quanto c'era da inventare lui lo ha già inventato. Le briciole del Sogno non saranno mai banchetti, ma, appunto, solo briciole: preziose e trascurabili. (Guido Festinese)