Sono passati quarant’anni dal debutto con i Jam e dopo la felice esperienza degli anni ’80 con gli Style Council, Paul Weller arriva, tra alti e bassi, al tredicesimo capitolo della sua carriera solista. Il primo ascolto di “A Kind Revolution” non desta particolari sorprese, anzi, suona abbastanza prevedibile e scontato. Non aiuta la scelta di far uscire il cd in confezione tripla - una deluxe edition, senza nemmeno aspettare un paio d’anni - che tra strumentali e remix disperde non poco l’attenzione (e personalmente mi mette di cattivo umore). Ma il culto maniacale per l’uomo impone il riascolto: lentamente quello che era sembrato banale e sfocato assume contorni più definiti e affascinanti. Sarà merito della presenza di Robert Wyatt alla voce e alla tromba in “She Moves With The Fayre”, sarà risentire Boy George ai cori di “One Tear”, ma un brano alla volta il disco cattura l’attenzione; anche con l’intro latino di “New York” o con la ballad dedicata al pittore Edward Hopper, colui che riusciva a pennellare “dreams in muted symphonies”.
E anche gli episodi meno interessanti come “Woo See Mama” per esempio, scivolano piacevolmente, fino al suggello finale di “The Impossible Idea”, un valzer che riecheggia Joe Jackson, e che riflette ottimisticamente sulla forza delle idee. E della musica, ovvio. (Danilo Di Termini)