Mentre i dischi dei Sonic Youth, a trent’anni dalla loro pubblicazione, sono diventati materiale per sostanziose De Luxe Edition e Kim Gordon affida ad una biografia i suoi ricordi di quando era “Girl in a Band”, Thurston Moore continua indefessamente il suo percorso tra sperimentazione, avanguardia (anche jazz, uno dei suoi ultimi dischi è un duo con John Zorn) e rock’n’roll. Qui fin dall’emblematico titolo si capisce in che territorio ci troviamo, in un ambito che guarda alla tradizione (certo, quella più punk, garage e hardcore, nel solco di quello che avevano fatto gli Youth peraltro), ma con uno sguardo verso la psichedelia West Coast.
Fin dal primo brano, "Exalted", con i testi del poeta londinese Radio Radieux che citano “peyote” “magic drums” e “vibration love”, il gruppo (lo stesso del precedente “The Best Day”, Deb Googe di My Bloody Valentine al basso, James Sedwards alla chitarra e il Sonic Youth Steve Shelley alla batteria) si lancia in una cavalcata selvaggia di oltre undici minuti confermata dal seguente "Cusp". Con "Turn On" apparentemente si tira il fiato ma il crescendo chitarristico della chitarra solista di James Sedwards ci riporta nuovamente ad atmosfere più sferraglianti. È invece “Smoke of Dreams" l’unica ‘ballad’ sognante di un disco che si chiude con "Aphrodite”, rumorosa no-wave che alla rivista Pitchfok ha fatto tornare in mente nientemeno che “Marquee Moon”. La coscienza del rock’n’roll sembra essere ancora perfettamente vigile. (Danilo Di Termini)