Si chiama Marcus King, un nome che già promette bene, ha vent'anni. E' figlio di un bluesman. Suona la chitarra con quello stile guizzante ed aggressivo che molti arrivano ad avere al termine di una vita. E' sotto l'ala protettrice del grande Warren Haynes, il primo a credere in lui, e di Derek Trucks, l'altro pezzo della scuderia chitarristica della seconda Allman Brothers Band. Entrambi graditi ospiti sul cd. S'è messo attorno una band che sguazza con evidente piacere tra ricordi di rhyhtm and blues, accaldate atmosfere jazzy e blues alla Allman Brothers, appunto, roventi scivolate hard psichedeliche come piace fare ai Gov't Mule, limbi fumiganti alla Chris Robinson. Ha una voce potente, un tocco micidiale, scrive brani che sembrano usciti dagli annuari delle jam band della metà degli anni Settanta, e che diventano “instant classics” al primo ascolto. L'avrete capito. Marcus King Band, al secondo disco, è la cassetta di sicurezza per il futuro del southern rock. (Guido Festinese)